Da Rossano nel mondo: il segreto del successo Amarelli

Quando si parla di eccellenze in Calabria, viene immediato pensare ad Amarelli, la storica azienda della liquirizia calabrese che ha saputo coniugare tradizione, innovazione e sviluppo portando il nome della nostra regione alla ribalta nei mercati nazionali e internazionali.

Amarelli non è soltanto una storia affascinante che risale al 1731 e che attraversa i secoli resistendo a crisi, guerre e contesto economico e sociale svantaggioso, ma per noi calabresi risulta essere un modello d’impresa familiare dove passione, capacità dei singoli e voglia di continuare una tradizione secolare hanno fatto la differenza. La forza straordinaria di quest’azienda che vede coinvolti figli e nipoti, tutti affermati professionisti in settori  lontani – ma non del tutto – dal mondo della liquirizia, è sicuramente rappresentata da una donna, Pina Amarelli che, con determinazione, umiltà e devozione, scartabellando tra gli archivi di famiglia del marito, ha saputo comprendere il potenziale dell’azienda  impegnata da generazioni a tramandare un’arte, quella appunto della lavorazione della liquirizia. Questo il vero segreto di Amarelli: guardare avanti, innovarsi, senza recidere mai il filo del passato.

L’artefice del nuovo capitolo di Amarelli è lei, Pina, moglie di Franco Amarelli, Professore di Diritto Romano all’Università di Napoli. Partenopea d’origine, è arrivata a Rossano a 22 anni, dopo una brillante carriera universitaria e un sogno quasi raggiunto: entrare a far parte delle prime donne magistrato.

Così inizia il suo racconto e così risponde alla nostra prima domanda, quasi scontata: Come si diventa imprenditrici di successo in Calabria?

Succede sempre per caso” – afferma con l’umiltà disarmante che ti rapisce appena l’incontri. “Avevo pensato di fare il magistrato. Era il 1963: in quegli anni le donne non potevano intraprendere questa carriera, ma noi eravamo agguerrite”.  Il suo pensiero corre alle sue compagne di un tempo, oggi affermate professioniste e alla loro lotta comune. Una lotta conclusa positivamente. “Basta avere le competenze per aspirare alla professione”.  E lei lo ha dimostrato:  si iscrive al concorso di magistratura, ma per non deludere le aspettative del padre che la vuole avvocato consegue nel giro di un anno l’esame, lavora nello studio di famiglia e contemporaneamente all’Università.

Una brillante carriera e poi …si è traferita in Calabria?

In realtà viaggio molto.  Quando sono arrivata per la prima volta qui non c’era nulla da fare. Così ho cominciato a guardare le carte di famiglie con mio suocero e con mio cognato che seguiva direttamente il lavoro del padre. È lui che ha cominciato la ristrutturazione dell’azienda negli anni 70 inserendo nuove apparecchiature. Aveva cominciato anche a rinnovare il marketing … Abbiamo ritrovato delle scatolette del 1937 tra gli oggetti di famiglia e scoperto che in Germania producevano già delle scatole riciclabili. Io ho avuto l’idea di applicarvi le vecchie etichette prese da immagini storiche dell’azienda. Così è nato il pack.

Nel racconto di Pina Amarelli sembra tutto così naturale. L’idea del pack che ha conquistato il mondo, la capacità di muoversi nel mercato globale, il progetto del Museo della Liquirizia che oggi conta circa 40.000 visitatori all’anno e rappresenta, secondo una ricerca condotta dal Touring Club Italiano, il secondo il museo d’impresa più visitato in Italia dopo quello Ferrari e la prima offerta tra i musei in Calabria per TripAdvisor e ancora i numerosi e prestigiosi premi conseguiti, la partenership con Eataly,  le collaborazioni con importanti aziende per la trasformazione della liquirizia in altrettanti prodotti….ma dietro tutto questo c’è impegno, volontà di fare, di conoscere, diversificare e soprattutto c’è una capacità di leadership che respiri subito appena entri nell’headquarters Amarelli.

Pina Amarelli non parla mai al singolare, s’identifica nell’azienda che oggi viene gestita dal nipote Fortunato. Una figura tagliata per questo ruolo avendo conseguito degli studi specifici.

“Siamo una famiglia che crede nella libertà di scelta”, ci dice rivelandoci che è proprio questo il segreto del successo. Un successo che oltre che nella liquirizia tradizionalmente lavorata – non esistono macchine di serie, ma queste sono state progettate ad hoc e sono il risultato dell’esperienza nella lavorazione della liquirizia e degli studi e delle ricerche nel campo dell’innovazione  –  ha radici nel sapere e nella cultura. Lo dimostrano gli studi effettuati dai componenti della famiglia e la specializzazione di Fortunato presso la Loyola University di Chicago. Gli investimenti in cultura hanno permesso all’azienda di innovarsi senza cedere alla public company. Una scelta fatta molti anni fa e coronata dalla decisione di entrare a far parte delle aziende storiche dell’”Associazione imprese familiari” che persegue tra le proprie attività proprio la formazione e la responsabilizzazione dei componenti delle aziende famigliari.

“Chi ha voglia di farsi strada lo può fare anche partendo dalla Calabria”, è il messaggio di Pina Amarelli che sostiene l’importanza di imparare “l’arte di vivere italiano” e che ci confessa:

“mi sono innamorata della Calabria perché ha un po’ più di verginità delle altre regioni”.  Il carattere ancora grezzo della nostra terra potrebbe quindi rivelarsi la formula vincente, basta però “avere idee e mantenere la propria identità”.

Proprio quelle idee che hanno permesso a Pina Amarelli di calarsi in un territorio difficile, dare nuova vita ai cimeli di famiglia, creare un marketing innovativo intorno a un marchio che ormai è un vero e proprio brand internazionale e a realizzare  uno storytelling appassionato che vede nella trama una pianta spontanea, la liquirizia, che ha in Rossano il suo habitat ideale e una famiglia fedele alla sua arte artigianale.

Oggi la storia di Amarelli è una storia di successi – vi invitiamo a visitare il sito per scoprire i numerosi riconoscimenti e premi conseguiti http://www.amarelli.it/ – d’innovazione – l’azienda ha sposato anche le nuove tecnologie lanciando l’ecommerce per essere presente nel mercato globale, e di grandi risultati. Dal 2016 farà parte, come abbiamo già annunciato in un nostro articolo, della Fattoria Italiana Contadina di Eataly.

Il futuro?

Rinforzare le radici con il territorio e ampliare l’offerta del Museo. Lo dice Pina Amarelli.