Cosenza è la prima città del Sud Italia per qualità della vita

Cosenza è la prima città del Sud Italia sul piano della qualità della vita (ecosistema urbano) come emerge dal Rapporto sulla qualità ambientale dei Comuni capoluogo di Provincia pubblicato oggi dal Sole 24 Ore e presentato questa mattina nella sala Alessi di palazzo Marino a Milano, alla presenza del sindaco Mario Occhiuto.
Il capoluogo bruzio si trova al 13° posto della classifica nazionale, nella parte più alta della graduatoria che comprende appunto tutti i capoluoghi italiani, ovvero quella con il verde più intenso della sostenibilità.

È un grande orgoglio e un’immensa soddisfazione per me essere oggi a Milano invitato tra i sindaci delle ‘città del cambiamento’ alla presentazione del XXIV Rapporto Ecosistema Urbano pubblicato sul Sole 24 Ore – afferma Occhiutoche attesta che la città di Cosenza in base ai parametri di Legambiente e Ambiente Italia, dopo il lavoro portato avanti in questi anni, è tra le prime città italiane per qualità della vita. Abbiamo invertito un trend negativo per la nostra terra, perché le città calabresi in passato erano sempre poste nell’ultima parte della graduatoria. Questo significa – ha aggiunto Mario Occhiuto – che con il lavoro e la competenza ogni cosa può cambiare per il meglio. Anche in Calabria. Non esistono città perfette e sempre belle e attrattive, ma esistono città che migliorano e città che peggiorano. E il nostro cammino di cambiamento non c’è dubbio che sia proiettato verso una città migliore, più vivibile, più ricca di opportunità, più solidale, più bella. Cosenza dunque sempre più bella e vivibile. Per una Calabria migliore, da cambiare”.

C’è un’Italia delle città che ha già cambiato passo. Che gestisce il ciclo dei rifiuti come e meglio di tante altre realtà europee, che si è lasciata alle spalle l’allarme smog e riportato l’aria a livelli respirabili, che ha cambiato stili di mobilità, trovato la formula giusta per depurare gli scarichi, contenere i consumi idrici e lo sperpero d’acqua potabile, che investe sulle rinnovabili, che ha significative esperienze di rigenerazione e rifunzionalizzazione degli spazi pubblici.

Questa smartness, questa capacità di alcuni capoluoghi di proiettarsi verso un nuovo modello urbano – più sano, più vivibile, più accessibile, più efficiente, più moderno – emerge nitidamente dall’insieme dei dati di Ecosistema Urbano 2017 di Legambiente, l’annuale rapporto sulle performance ambientali delle città capoluogo realizzato con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore.

Attenzione, insomma, a non leggere queste esperienze come casi isolati, best practice solitarie. La risposta alle difficoltà delle città è nelle nostre mani. E oggi non solo conosciamo le soluzioni ai problemi concreti (traffico, inquinamento, rifiuti…) ma sappiamo anche che i centri urbani che più hanno puntato in questa direzione sono quelli più dinamici, che crescono di più e attraggono più turismo. Se è vero che persiste, ben salda, l’altra faccia della medaglia (i capoluoghi a tutt’oggi in allarme ora per lo smog e la congestione, ora per l’acqua o la fragilità dei servizi) è altrettanto evidente una dinamicità, un cambiamento, uno sforzo di uscire dal passato che ha contaminato diverse città, che è ben strutturato e che ha urgente bisogno di essere agevolato e sostenuto. Quella urbana è una grande questione nazionale. Non si può lasciare solo all’abilità e alla buona volontà di questo o quel sindaco la scelta se affrontare o meno – e con competenza ed efficacia – criticità, inefficienze, emergenze. Dalle amministrazioni locali si deve certamente pretendere molto più coraggio, molta più discontinuità e capacità di innovazione, ma nello stesso tempo è il Paese che deve fare un investimento politico ed economico e mettere tra le priorità di governo un piano per traghettare le città, tutte insieme e non una alla volta, al di là delle secche.

Si potrebbe esser tentati di estrarre una immodificabile formula matematica dai dati di Ecosistema Urbano. Affermare che la qualità ambientale è cosa che appartiene in via esclusiva alle piccole e medie città del Nord sarebbe però parziale e iniquo rispetto ad alcune realtà che si danno da fare, lavorano e si trasformano anche in altre aree del Paese. Oristano, in Sardegna, è una di queste. Figura nella top ten dei capoluoghi, ricicla più spazzatura (oltre il 70%) di tanti Comuni settentrionali ed è protagonista di un buon incremento del fotovoltaico pubblico. Cosenza tra 2011 e 2016 è balzata dal 21% al 53% di raccolta differenziata. Pesaro, centro Italia, non è tra le primissime, ma è tra quelle dove si notano più passi avanti, in modo particolare nel campo della mobilità nuova. Così come Milano, che di sicuro non è una cittadina di provincia e che nel corso degli anni s’è via via lasciata alle spalle il fondo della classifica.

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