Koa Bosco: a Rosarno vince l’integrazione

Koa boscoL’integrazione tra diverse etnie attraverso il calcio. Sembra un qualcosa di irrealizzabile visti i diversi episodi di razzismo che nel corso degli ultimi anni hanno coinvolto lo sport più seguito al mondo. Ed invece è stato possibile grazie alla Koa Bosco, squadra composta interamente da ragazzi provenienti dalle tendopoli di Rosarno e San Ferdinando. La società, nata nel 2013, è presieduta da don Roberto Meduri il quale insieme al direttore generale Domenico Bagalà e l’allenatore Domenico Mammoliti, ha già disputato due campionati di Terza Categoria centrando, proprio nelle scorse settimane, la vittoria nei playoff e la promozione al torneo superiore. Un progetto sviluppatosi proprio dove nel  2010 avvenne la famosa rivolta con gli immigrati che misero a ferro e fuoco un’intera città.

Qualcosa da allora è cambiato, grazie anche alla tenacia e alla passione di don Roberto e dei suoi collaboratori che ci hanno messo l’anima. Non sono mancati i momenti difficili, specie nel corso dell’ultima stagione quando la squadra è stata vittima di qualche episodio poco edificante, ma nel complesso il progetto di integrazione ha avuto diversi risvolti positivi. Alcuni tra i ragazzi infatti sono riusciti a trovare dei posti di lavoro, tanti altri invece hanno avuto uno svago al termine di una dura giornata tra gli agrumeti della Piana. A loro si sono interessate testate giornalistiche di tutto il mondo, dalla Cnn alla Bbc passando per The Guardian e New York Times oltre chiaramente a tv e quotidiani di tutta Italia e di mezza Europa.Koa bosco 2

Momenti che rimarranno indelebili nelle memorie di questi ragazzi che sono stati anche ospiti della squadra che sta dominando in Italia da molti anni a questa parte, la Juventus. La visita allo stadio con Pavel Nedved a fare da Cicerone è stato uno dei momenti più emozionanti per un gruppo piuttosto eterogeneo considerando che all’interno della squadra sono presenti ragazzi
provenienti da numerosi Paesi del centro e del sud dell’Africa.

Diverse anche le iniziative collaterali al progetto Koa, come il Solidal Team, voluto dal dg Bagalà e grazie al quale è stato possibile, con l’aiuto del Comitato Regionale Calabria della Lega Nazionale Dilettanti e di molte società del territorio, raccogliere indumenti con i quali gli immigrati delle tendopoli hanno potuto affrontare in maniera migliore il freddo e umido inverno nelle loro dimore. Come al solito, dunque, la Calabria si conferma tra le regioni più attente alle problematiche di natura sociale.