Il direttore artistico di Scilla Jazz Festival Francesco Barillà: «Per rinascere il Sud ha bisogno di bellezza»

Tre serate di pura magia (10, 11 e 12 agosto) all’insegna della musica e dell’arte nell’incantevole Castello Ruffo di Scilla, a picco sul mare. Note, suggestioni, emozioni, questo e tanto altro caratterizzerà la seconda edizione di Scilla Jazz Festival, appuntamento imperdibile per amanti e cultori del jazz e della musica in genere. Ne abbiamo parlato con il direttore artistico Francesco Barillà, giovane lungimirante il cui amore per la sua Calabria lo ha portato a credere che fosse arrivato il momento di fare qualcosa, e che il rilancio della cultura fosse l’unico riscatto possibile per un Sud dimenticato e bistrattato, ma pieno di voglia di rinascere.  Ribadisce l’importanza di “insegnare la bellezza alla gente”. E chissà, magari ci è riuscito…

 

Francesco, ormai manca pochissimo all’edizione 2018 di Scilla Jazz Festival. Parlaci un po’ di come è nato il progetto…

«Scilla Jazz Festival nasce lo scorso anno per promuovere la cultura jazzistica, ma non solo. L’intento è quello di mettere insieme diverse forme d’arte, dalla musica alla pittura, alla fotografia e alla letteratura, arte come antidoto all’imbruttimento, all’ignoranza, come collante tra diverse culture e forme espressive. Ecco perché quest’anno abbiamo pensato di ospitare il Festival Internazionale del Mediterraneo di Arte Contemporanea a cura del Museo MIIT e la rivista Italia Arte, ma ci sarà spazio anche per la rassegna “Libera Lettura” promossa da Fimac con i testi di Laruffa editore e incentrata sulla riscoperta del mito greco di Ulisse, e un programma musicale che vedrà esibirsi talenti emergenti del territorio insieme a grandi nomi del jazz internazionale contemporaneo, come Gabriele Militelli, Gavino Murgia e Alexander Hawkins».

Credi che sia possibile favorire lo sviluppo del Sud Italia attraverso la musica, e l’arte in generale?

«Credo che tra le mille soluzioni da sempre paventate per il rilancio della nostra terra l’unica chance percorribile, l’unica carta da giocare veramente sia quella della cultura. Bisognerebbe educare al “bello”, riscoprire il senso civico, creare situazioni virtuose. Se su 20, 30 ragazzi di 15 anni che verranno al festival, o che prenderanno parte a qualsiasi evento simile, non necessariamente focalizzato sul jazz, uno di questi si appassionerà alla musica, o alla mitologia greca, avremo innescato una spirale positiva in grado di ripercuotersi a livello sociale».

Scilla Jazz Festival avrà una continuità nel tempo?

«Sì, il successo della scorsa edizione ci ha spinti ad alzare sempre più l’asticella della sfida: abbiamo in mente una manifestazione duratura che promuova concerti e iniziative anche nel resto dell’anno e diventi, al pari dei grandi festival, un appuntamento fisso nel panorama musicale, in grado di dar vita a momenti magici. Lo si evince già dalla locandina: quella dello scorso anno raffigurava un suonatore di sax, quella di quest’anno un batterista. Poi, io che durante l’anno vivo a Milano, posso dire che in Italia c’è molta voglia di Sud, di Calabria. Scilla Jazz Festival sarà un ottimo modo per coniugare l’amore per la musica e il desiderio di conoscere la nostra regione, unendo cultura e turismo».

Ti sarà capitato tante volte di sentirti dire «ma chi te lo fa fare»: come hai risposto?

«Rispondo sempre: me lo fa fare la passione, una passione ibrida, per la mia terra e per l’arte. E le passioni, si sa, sono luoghi che vanno frequentati».