“A nuova vita. Restauri al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria” è il titolo della nuova mostra che sarà inaugurata mercoledì alle ore 17.30 al MArRC.
«Lo spazio della Piazza Paolo Orsi – commenta il Direttore Carmelo Malacrino – si arricchisce di un nuovo percorso espositivo, per consentire ai visitatori di conoscere meglio le attività del nostro laboratorio di restauro, che rimane spesso in ombra per il pubblico esterno, ma che è fondamentale per la vita del Museo».
L’allestimento, a cura dello stesso direttore e della professoressa Angela Quattrocchi, docente di restauro presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, intende affrontare uno dei temi più delicati del settore: da un lato la conservazione delle collezioni esposte e dei reperti dei depositi, dall’altro l’adozione di soluzioni utili a facilitare la comprensione degli oggetti da parte del grande pubblico.
«La mostra – continua Malacrino – si inserisce nel programma delle attività di riordino dei depositi e della nuova inventariazione della collezione. Tutto ciò permette anche una valutazione dello stato conservativo dei reperti e la programmazione degli interventi secondo una scala di priorità. Ma l’obiettivo principale resta quello di far conoscere la grande professionalità dei nostri restauratori, Livia Farduto, Vincenzo Fazzari e Maria Sapone, che ogni giorno, con grande impegno, affrontano sfide difficili per conservare e valorizzare ogni singolo reperto».
«Ogni oggetto subisce un processo di degrado a contatto con l’ambiente in cui è conservato – spiega la professoressa Quattrocchi. Il disequilibrio tra ambiente e materia, per cause di diversa natura, fisica, chimica e biologica, si manifesta in particolare nell’unicità delle opere d’arte che necessitano di essere messe al riparo con la conservazione negli ambienti adatti e protetti dai principali fattori di rischio del Museo. Dal rilevamento dello stato di conservazione emergono gli interventi di priorità, calibrati sulla base delle problematiche emerse e della gravità dei danni con cui le opere sono pervenute».
Nel biennio 2016 – 2017, sono stati centinaia i reperti oggetto di intervento di restauro. Di questi 26 saranno esposti in Piazza Orsi, in un continuum tematico che si aggancia al cantiere di restauro, curato dal dott. Giuseppe Mantella, della Testa di Basilea con il contributo di Gruppo Intesa San Paolo.
Tra i reperti più significativi e per i quali sono stati necessari interventi di restauro complessi, il calderone in bronzo dall’area di Locri, del V secolo a.C., e il cratere a calice a figure rosse, dalla necropoli di Lucifero (Locri) del IV secolo a.C. Invece da Medma, l’attuale Rosarno, provengono lo skyphos a figure rosse e la divinità femminile in trono, entrambi databili alla prima metà del V secolo a.C. Suggestivo per dimensioni e bellezza il coperchio di lekanis, di produzione attica, proveniente da Locri, del VI secolo a.C., e per finire il busto di fanciulla in terracotta della fine del VI secolo a.C., proveniente anch’esso da Rosarno, località Calderazzo. Da Reggio proviene infine un bel balsamario in vetro di età ellenistica.
L’occasione sarà utile per presentare al pubblico lo stage relativo al corso di formazione professionale “Collaboratore e restauratore opere d’arte“, gestito dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria e giunto alla seconda annualità.
Il percorso formativo avrà ad oggetto l’intervento e il restauro di elementi che verranno individuati dal Museo. Presenzieranno all’evento Demetrio Marino, consigliere metropolitano, Francesco Macheda, Dirigente del Settore 8, Formazione Professionale, Maria Antonia Cardona, responsabile del centro di formazione “Borrace”, sede del corso, Fortunato Battaglia, Responsabile del Servizio di Coordinamento Centri di Formazione Professionale, e il restauratore Giuseppe Mantella.