CRAC, un sogno contemporaneo

Che rumore fa qualcosa di dirompente? Abbiamo pochi dubbi, fa sicuramente CRAC.

CRAC come un oggetto che si rompe, come una crepa che fa intravedere uno spiraglio di luce. Oppure CRAC come il Centro di Ricerca per le Arti Contemporanee di Lamezia (Cz), nuova destinazione nella mappa geografica dell’arte in Italia. Il centro nasce da un’idea illuminata, frutto di un ritorno in un periodo di fughe, nasce dalla Nicoletta Grasso - ph Serena Belcastronecessità di essere sé stessi anche in Calabria. E così ha deciso di fare Nicoletta Grasso che ha riportato a casa le esperienze di artista visiva e performativa acquisite negli anni vissuti fra Italia ed Europa. Incontriamo Nicoletta al termine di A Burning Autumn Under a Southern Sky prima rassegna di arti performative ospitata negli spazi del CRAC. La nostra regione è davvero pronta per questo tipo di iniziative?
“In Calabria, secondo me, c’è assolutamente spazio per queste idee poiché è un terreno vergine sotto questo punto di vista. Ci sono sicuramente delle realtà interessanti che operano nel settore ma diverse rispetto a CRAC o FRAC – rassegna tenutasi la scorsa estate – che invece rappresentano una novità assoluta. Sono molto felice di aver intrapreso questa iniziativa ma allo stesso tempo ho delle titubanze poiché mi capita di provare un senso di solitudine e a volte spaesamento. La soddisfazione più grande è stata quella di riuscire a stimolare un’audience con dei mezzi nuovi proponendo qualcosa di differente. Ovviamente se da una parte è stato relativamente facile iniziare questa avventura, dall’altra ho incontrato tutte le difficoltà di partire da capo e trovare il modo di raggiungere persone che non stanno dentro questo tipo di entourage”
A Burning Autumn Under a Southern Sky ha portato a Lamezia, dallo scorso Ottobre al 17 Gennaio, un alternarsi di visual e performing art, danza, teatro e live show ospitati negli ambienti del CRAC, un’ex scuola di informatica. “Le somme dell’esperienza di questa rassegna sono indubbiamente positive. Avevo voglia di portare nella mia città natale dei contenuti che per me sono fondamentali e che fanno parte del mio background, come l’arte e la musica, nonché quelli che sono i miei ideali estetici. In questi mesi siamo riusciti a proporre moltissimi eventi senza necessariamente dover classificare le arti e separarle l’una dall’altra, questa è la peculiarità che si può trovare al CRAC. Abbiamo raggiunto un target di pubblico abbastanza ampio che va dai diciottenni, o più giovani, ai coetanei dei miei genitori e di questo sono soddisfatta pienamente. La reazione è stata molto buona, a volte è capitato che il pubblico non capisse cosa stava vedendo o ascoltando però c’è stata davvero molta curiosità.”.
Abbiamo chiesto a Nicoletta qual è stata la reazione degli artisti, molti di fama internazionale, quando gli è stato proposto di partecipare ad una rassegna ubicata al di fuori dei classici circuiti artistici del Bel Paese.
“Gli artisti hanno pienamente sposato la causa, credendo nel progetto sin dall’inizio. Partendo da Giulia Perelli, una grandissima attrice che ha aperto ufficialmente la rassegna, lei ha collaborato con delle danzatrici del luogo dando vita a una performance che ha messo in scena in tre giorni. Tutti gli artisti hanno lasciato qualcosa al CRAC, e a me in prima persona, e hanno tutti avuto un feedback bellissimo. Ho collaborato in passato con tutti loro e credo continuerò a farlo nel corso della mia vita”.
La rassegna appena conclusa a Lamezia era stata preceduta da FRAC Festival di ricerca per le arti contemporanee, tenutosi lo scorso luglio nella spettacolare location del Palazzo Rinascimentale di Aieta, piccolo borgo in provincia di Cosenza. Tutti gli ambienti del palazzo sono stati utilizzati per i live show e le performance mentre l’ultimo giorno di festival si è tenuto un evento collaterale site-specific nella cornice mozzafiato dell’Isola di Dino, sottostante il borgo cosentino. “Sto già lavorando alla nuova edizione del FRAC ma, a malincuore, devo annunciare che la location non è confermata. Il posto era perfetto ma a livello logistico si è rivelato poco pratico, quindi almeno per quest’anno il festival non si terrà ad Aieta. Ho pensato ad un’altra location, vicino Lamezia, altrettanto interessante e sicuramente ottima come punto di partenza per visitare altre località vicine quali Tropea se non addirittura le Isole Eolie che possono essere raggiunte da un porto in prossimità.”.
Tutto quello che è stato prodotto e pensato per dare vita a queste due splendide rassegne rappresenta il frutto di una costante ricerca artistica, un duro lavoro che purtroppo lascia anche qualche nota di amarezza. “Per progetti come CRAC, FRAC o il Color Fest è fondamentale il supporto delle istituzioni, non è possibile che dei giovani come me debbano investire personalmente per dare vita ad un proprio ideale. Non è possibile contare solo sulle proprie forze per portare la Calabria al livello artistico delle altre regioni, senza il supporto da parte della Regione, è una cosa assurda. Come possiamo pensare, noi giovani, di tornare in Calabria e poterci lavorare? Io sono stata fortunata perché avevo il mio lavoro e ho portato avanti questa idea grazie ad una start up, ma a un certo punto pretenderò che mi venga dato un aiuto, sto proponendo un festival che è un mix di arti visive, musica, fotografia, teatro, danza come si può pensare di non sostenere un progetto del genere? È una cosa molto grave, la mia è una sfida ma senza il supporto delle istituzioni come potrò migliorare il mio festival di anno in anno?”