Dalla Calabria un esempio virtuoso di turismo sostenibile: l’albergo diffuso di Belmonte

A Belmonte, in provincia di Cosenza, c’è l’unico albergo diffuso di tutta la Calabria: eco-sostenibile e rispettoso del territorio, ha fatto rivivere un intero borgo in via di abbandono”. Inizia così il bell’articolo di Italia Che Cambia @itachecambia dedicato al piccolo borgo medievale di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, già attenzionato come buona prassi dalla stampa nazionale (es. La Repubblica Viaggi).

Un piccolo gioiello incastonato su una collina rocciosa che affaccia sul Tirreno, ricordando nella forma una nave con la prora protesa verso il mare. Caratterizzato da stradine e vicoli stretti, palazzi gentilizi, archi medievali, giardini pensili e ripide scalinate, è una deliziosa bomboniera e un testimone dei secoli passati.

Le sue caratteristiche fattezze non lo avevano risparmiato al destino che accomuna gran parte dei piccoli centri italiani, soprattutto del sud d’Italia. Degrado ed emigrazione forzata stavano per trasformare Belmonte in un paese fantasma.

A sottrarre il borgo a questo triste cliché sono stati due fratelli, Pino e Gianfranco Suriano, che hanno deciso di investire nell’eco recupero del paese, acquistando e ristrutturando, grazie a un mutuo trentennale, alcune case abbandonate, seguendo i principi della bioedilizia, con l’intento di affittarle ai turisti di passaggio.

Un’impresa vincente! I due fratelli, che nel frattempo hanno fondato l’associazione A’ Praca (nel dialetto locale la roccia sulla quale sorge il paese), hanno continuato a investire nel recupero di altre case, seguiti da diversi compaesani e coinvolgendo nella ristrutturazione anche gli artigiani locali al fine di utilizzare le risorse tipiche del luogo. L’obiettivo? Riqualificare il borgo senza perderne l’identità. E, infatti, i turisti che scelgono di alloggiare a Belmonte decidono di “vivere” le tradizioni del luogo, immergendosi nella storia, nei profumi, nei colori di questo angolo di Calabria.

Questa la carta vincente che ha reso Belmonte un modello esemplare di recupero dei borghi antichi abbandonati.

Grazie alla formula lungimirante di albergo diffuso, il paese ha visto nascere nuove associazioni che offrono servizi collegati al turismo, dando lavoro a giovani e disoccupati che hanno trovato un motivo per restare nella nostra regione.

Più volte acclamati per la loro intuizione i fratelli Suriano, come si legge nell’articolo di Italia che Cambia, lanciano un monito: per recuperare i borghi antichi ci vogliono i giovani e chi investe nel territorio in modo responsabile.

Intanto, per capire come fare, che ne dite di una gita a Belmonte?

Per chi ama il mare, immancabile la visita agli Scogli di Isca, già noti ai tempi di Omero, da cui prende il nome il Parco Marino Regionale che li racchiude. Un’affascinante area protetta che custodisce un universo marino di grande interesse, individuato quale Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e un’estesa prateria di posidonia oceanica. Da non perdere l’escursione in barca: grazie al fondale trasparente dell’imbarcazione è possibile ammirare il fondo senza fare snorkeling.
Camminando nel borgo è possibile ammirare numerose chiese tra cui, la più importante, è la Chiesa Madre dedicata alla Madonna Assunta, edificio sacro del 1500 dove sono custodite due pregevoli tele di scuola napoletana del XVIII secolo (l’Assunta di Francesco Basile del 1795 e l’Ultima Cena di Nicola Menzele datata 1777) e i resti della Chiesa del Purgatorio, risalente al XIV secolo. Il portone d’ingresso, le finestre ed i gradini sono ancora delimitati da stipiti e lastre in tufo originario, lavorato da scalpellini locali, mentre l’acquasantiera è lavorata in marmo verde di Belmonte. A livello architettonico, oltre ai resti dell’antico Castello angioino, edificato nel 1271 circa, che ospita oggi la Biblioteca Comunale e il Museo della cultura contadina, meritano una visita il Palazzo Pignatelli, con splendidi affreschi ad opera del pittore settecentesco Baldassare Buontempo, il Palazzo Barone – Del Giudice, costruito nel Settecento come residenza della famiglia Barone ed in seguito residenza della famiglia Del Giudice; e il Palazzo Ravaschieri detto della Torre, risalente al XVII secolo.

Per maggiori informazioni sull’albergo diffuso di Belmonte, vi consigliamo di visitare il sito

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