Don Abruzzini e la chiesa come laboratorio sociale di solidarietà

Pietrafitta

La Calabria è nota soprattutto per il suo bellissimo mare, ma è ricca anche di centinaia di piccoli borghi che la raccontano e la caratterizzano. Alcuni sono ormai rinomati anche su scala internazionale, altri sono meno noti, ma non per questo meno interessanti.

Siamo andati nella presila cosentina ad esplorare “altri luoghi” e abbiamo fatto una bella scoperta!

Percorrendo la provinciale da Piano Lago, in direzione Aprigliano, giungiamo nella parte alta e più antica del piccolo borgo di Pietrafitta. Il suo nome, probabilmente, deriva da una particolare roccia di cui è costituito il territorio circostante.

Siamo a circa 700 metri di altezza, a 13 km da Cosenza e a 26 km da Camigliatello Silano (nota località turistica del Parco della Sila), circondati da una natura incontaminata e avvolti da un’atmosfera frizzante.

Pietrafitta

Ci inoltriamo a piedi in una serie di viuzze che a tratti si aprono sulla vallata del Crati. Superiamo una fitta serie di case, alcune di grande pregio e passiamo sotto un piccolo arco prima di scendere verso il cuore del paese. Siamo nella piazza principale, qui i pietraffittesi s’incontrano, discutono delle questioni “calde” e gli anziani ingannano il tempo al bar, giocando a carte.

La piazza si trova ai piedi della chiesa quattrocentesca di San Nicola di Bari, Santo patrono di questo piccolo borgo. È domenica e la chiesa è stracolma, entriamo per “respirarne l’aria”. Arriviamo in tempo per la predica di Don Antonio Abruzzini. Era da tempo che non ci capitava di vedere tanta partecipazione e tanti giovani in chiesa la domenica. Di primo acchito, Don Antonio ci appare un uomo discreto e molto pacato. Parla un linguaggio semplice, adatto a piccoli e grandi. Ma più passano i minuti e più ci rendiamo conto di come i suoi messaggi abbiano una via preferenziale verso il cuore. Capiamo che non si tratta di un semplice parroco, ma che rappresenta una vera e propria guida in paese. Ci incuriosisce e decidiamo di andare a fondo.

A fine liturgia scambiamo “due chiacchiere” con la gente del luogo che ci conferma: l’arrivo di don Antonio in paese sta portando un profondo rinnovamento sociale all’interno della comunità.

Campanile della chiesa di San Nicola di Bari

Padre Abruzzini è conosciuto da sempre per il suo impegno sociale. Una lunga esperienza in Africa, al servizio dei più bisognosi, dalla quale nasce la Onlus Stella Cometa che agisce su diversi fronti, sia a livello locale (CS) che in Africa, con progetti volti ad accogliere e supportare le persone più sfortunate.

Il suo arrivo a Pietrafitta – a settembre 2016 – ha portato una ventata di aria nuova. A lui viene affidata, oltre la chiesa di San Nicola, anche un antico convento di frati minori francescani, di notevole pregio artistico e monumentale: il convento di Sant’Antonio, situato nell’area più bassa del borgo.

Motivo di angoscia per il nuovo parroco – ci raccontano – era soprattutto constatare la scarsa partecipazione dei giovani alle attività parrocchiali e alla vita di fede in generale. Problema sociale rilevante per qualsiasi comunità al giorno d’oggi. I giovani sono sempre più disinteressati alla spiritualità e isolati in quella realtà virtuale rappresentata dai social network, in cui vengono meno le relazioni interpersonali tradizionali, fatte di “carne e ossa” e oggi più che mai hanno bisogno di riscoprire la spontaneità e la bellezza di vivere i rapporti umani nel contesto familiare, parrocchiale, comunitario. Questo il primo obiettivo di Don Abruzzini.

Con il suo arrivo sono iniziate una serie di opere di pulizia e di riassetto dei luoghi di culto pietrafittesi, atte a coinvolgere i giovani e il resto della comunità. Un pretesto per attivare un processo di inclusione sociale e al contempo fare comunità. Tra le tante iniziative portate avanti e ancora in essere, quella dell’oratorio “San Francesco”, dove oggi i giovani hanno riscoperto il valore della condivisione e dello stare assieme.

L’idea di fondo della sua opera sacerdotale è che la chiesa è un laboratorio sociale di solidarietà e Don Antonio ne dà pienamente prova.

Convento Sant’Antonio

Approfondendo la storia del luogo scopriamo che da qui passò nel XII secolo, l’abate Gioacchino da Fiore – fondatore dell’Ordine Florense, teologo, esegeta biblico e riformatore monastico – che  visse gli ultimi dodici anni della sua vita (1189-1202) in località Canale di Pietrafitta, dove soprintendeva ai lavori di costruzione di un nuovo monastero florense, la chiesa di San Martino di Giove, recentemente restaurata.

Forse una coincidenza, ma sembra una storia che si ripete. Oggi, padre Abruzzini sta innalzando lo spirito della comunità alla pari di come fece, probabilmente, Gioacchino molti secoli fa.

La storia di Pietrafitta inoltre, è segnata da diversi momenti di tensione sociale, dove l’intervento di figure della chiesa hanno rappresentato, anche nel passato, la “salvezza”.

Infatti, nel 1553 il viceré fece impiccare 18 persone in piazza e tagliare a metà altre 16 per placare i disordini e le liti interne. “Forse proprio queste vicende tre secoli più tardi diedero vita al fenomeno del “brigantaggio”: numerosi furono, infatti, i pietrafittesi che si conquistarono la fama di “feroci” briganti. Qui, nel 986, arrivarono anche i Saraceni che, distruggendo ogni cosa, costrinsero i monaci, scampati alle incursioni, a darsi alla fuga nel Sannio sotto la guida di S. Ilario.” (Fonte: www.comune.pietrafitta.cs.it)

Ricorrenze storiche? L’atavica lotta fra il bene e il male? Supposizioni e coincidenze, chiaramente non possiamo affermarlo con certezza.

In ogni modo, l’opera di rinnovamento sociale che sta portando quest’umile parroco è un esempio reale di quanto la chiesa può e deve svolgere un ruolo chiave in termini di coesione sociale e di recupero dei valori tradizionali, oggi seriamente in crisi.