Venticinque anni, originaria di Fagnano Castello (Cs), da anni vive a Manchester, in Inghilterra, dopo essersi laureata in Music Management al Northbrook College di Brighton e aver prodotto un ep con uno dei colossi della musica inglese, Phil Spalding. La giovanissima cantautrice, dj producer e direttrice artistica del festival People Love To Dance, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, si chiama Giorgia Mollo. Instancabile, energica e creativa, Giorgia crede fortemente che la musica sia un linguaggio universale in grado di unire i popoli. Non a caso il People Love To Dance, che per la seconda volta consecutiva si svolgerà nell’incantevole Chiringuito Village Café di Bonifati, è pensato per promuovere la musica emergente di dj provenienti da tutto il mondo (tra i quali figureranno Mark One, Romaine Dixon, Zoane, Alex Pizzuti), ma non solo. Il festival vuole essere una rivoluzione musicale in grado di «abbattere i muri del pregiudizio che creano spesso delle barriere tra culture, tradizioni e religioni diverse, per ispirare le generazioni attuali e future ad accettare la diversità come ricchezza». Perché «tutti sentiamo la stessa energia nel corpo di fronte alla forza della musica, quell’energia che ci fa sentire uguali a prescindere dalla provenienza geografica e dalle differenze sociali, politiche e religiose che spesso ci allontanano». Perché together we are stronger!
Giorgia, parliamo di People Love To Dance: si tratta di un festival unico nel suo genere. Com’è nata l’idea?
«L’idea risale a qualche anno fa, quando mi trovavo ancora a Brighton. Tra gli esami da sostenere al Northbrook College ce n’era uno che consisteva nel presentare un progetto musicale di respiro internazionale. Io presentai Sicily Says Loud, un festival simile al People Love To Dance, ma che aveva come location la Sicilia: un evento pensato per scuotere le coscienze, che perseguiva uno scopo sociale. Il professore mi disse: «Giorgia, la tua idea è brillante», ed io sapevo che prima o poi l’avrei messa in pratica. L’anno dopo mi trasferii a Manchester per studiare da dj producer. Tutti dissero che la mia voce era perfetta per l’house music. Ad aprile 2017 mi sedetti a tavolino per stilare il progetto e dar vita al festival: in soli tre mesi contattai i dj e gli artisti che avevo ascoltato e conosciuto in giro, mettendo in campo le mie competenze non solo musicali ma anche manageriali e da talent scout. Il risultato fu una tre giorni (18, 19, 20 agosto) con una line up di artisti provenienti da tutto il mondo: Manchester, Lione, Parigi, Berlino, Amburgo, Porto, Ghana, Nigeria, Congo, Giamaica. Molti di loro non conoscevano la Calabria, e alla fine alcuni dissero frasi del tipo: «Sembra la California!». Una volta rientrata a Manchester, iniziai a lavorare al prossimo lavoro discografico e alla seconda edizione del festival, che quest’anno sarà il 10 agosto, nella magica “notte delle stelle cadenti”, e si concentrerà sulla tematica del women empowerment, la figura della donna dj e producer all’interno dell’industria musicale, per questo abbiamo scelto il colore rosa per il logo, con due mani che formano un cuore a celebrare la diversità».
Ritieni che la Calabria sia pronta ad accogliere un evento di questo tipo, connotato da una spinta così forte al cambiamento e all’apertura al diverso?
«Non penso che lo sia completamente oggi, ma sono convinta che lo sarà tra non molto. Ogni cambiamento necessita del tempo, e qualcosa già si muove tra le giovani generazioni. Se negli anni Sessanta abbiamo avuto la beat generation, perché non potrebbe verificarsi anche oggi una nuova rivoluzione culturale?».
Quali sono i tuoi prossimi progetti musicali? Ti dedicherai maggiormente alla produzione o alla composizione?
«Entrambe le cose. Una volta finito il festival, tornerò al mio lavoro di executive producer e mi dedicherò al nuovo album, che sarà la mia priorità. L’album racconta la storia di una donna che si ritrova da sola ad affrontare la sua gravidanza. Sua figlia crescerà e diventerà una straordinaria cantautrice, e incontrerà il padre solo alla fine, durante un suo concerto: lui le si avvicinerà, chiedendole scusa del tempo perso, della vita persa. Lei lo perdona veramente perché ormai è una donna e non ha tempo per odiare. All’interno del nuovo disco poi ci saranno anche canzoni che parlano dell’indipendenza femminile, del senso dell’amore che nulla significa senza il rispetto; si parlerà delle illusioni, di quelle che spesso nascono fuori e dentro la nostra mente, si racconterà di chi non cambierà mai nonostante il tempo passi. Ma soprattutto si affronterà la gioia di lottare, quella gioia che ci dà la carica giusta per realizzare chi siamo. Per il resto, probabilmente lascerò Manchester, ma è ancora presto per svelare la mia prossima meta!».
Pensi che un giorno potresti tornare in Calabria per spendere qui le competenze che hai acquisito altrove?
«Nonostante mi sia trasferita in Inghilterra all’età di 16 anni, il mio legame con la Calabria non si è mai interrotto, e credo che mai si interromperà. Verrò sempre qui a creare i miei eventi, perché è la mia terra, e poi perché per me è anche una “scusa” per ritornare, per riabbracciare le mie radici. Non penso che potrei vivere qui stabilmente, dodici mesi l’anno, perché a me piace viaggiare, andare in giro per il mondo. Paolo Coelho scriveva che “le navi non sono costruite per rimanere nel porto”. Ma continuerò a farmi “ambasciatrice” di questa terra all’estero e a portare il suo nome ovunque. Ovunque andrò, porterò la Calabria sempre nel cuore».
Perché il People Love To Dance festival non si può assolutamente perdere?
«Perché se pensi che la Calabria possa rinascere, se credi nella sua bellezza e grandezza, allora non puoi perderlo».
Line up completa e tickets su: http://www.peoplelovetodancefestival.com/