I Bronzi di Bruneau protagonisti in Capitale con “Pop e irriverente” tra Warhol e Pavarotti

Li aveva vestiti di tulle e intimo animalier, di boa e velette.

Al posto della lancia, nella loro mano aveva messo un bouquet di fiori bianchi, intonato a una lunga organza nuziale che fluiva sui simboli universali della virile bellezza.

I Bronzi di Riace, nati dal geniale blitz d’arte di Gerald Bruneau nel 2014,avevano già fatto molto parlare di sé, portando la Calabria nei quattro angoli del mondo: dallaBBC al Thelegraph, dall’Indipendent al Daily Mail fino all’australiana Abc News– solo per citarne alcuni -i media intercontinentali avevano ripreso quegli scatti e rilanciato una immagine potente e inedita delle statue.

Adesso, ecco che ritornano protagonisti quegli scatti, per un allestimento che si snoda su tre direttrici: i Guerrieri magnogreci, Luciano Pavarotti e Andy Warhol.

“POP& IRRIVERENTE, Le Bellezze svelate di Gerald Bruneau” il titolo della mostra, a cura di Gianfranco Valleriani.

Un evento presso il prestigioso Anantara Palazzo Naiadi di Roma che, fino al prossimo 31 ottobre, celebrerà l’arte e il genio di questo artista della fotografia poliedrico e sorprendente.

La mostra è realizzata da Le Dame Art Gallery di Londra e da Cristina Antonini Cellini.

Sarà “un racconto multimediale – si legge nella presentazione dell’allestimento a cura di  Valleriani- che si snoda tra metri di veli che con naturalezza entrano ed escono dalle opere fotografiche, trasformando la galleria in una rete di colori e luci”.

Bruneau: tra genio, irriverenza e verità

I Bronzi di Riace accanto a Luciano Pavarotti e Andy Warhol sono una prima assoluta. Ben descrive lo spirito di questa scelta la nota affidata alla stampa dagli organizzatori: “Il genio di Gerald Bruneau ritorna a sorprendere e a mostrare l’arte (e gli artisti) capovolgendo sguardo e prospettiva. Non a caso la sezione dei Guerrieri “in Rome” porta il titolo “La bellezza disattesa dei Bronzi di Riace”, che apre la mostra al piano terra, dedicata agli scatti delle celebri statue conservate a Palazzo Piacentini di Reggio Calabria, sede del MarRc”.

Bruneau, come ricorda la biografia essenziale che accompagna la mostra, “ha iniziato la sua vita professionale a New York negli anni Settanta collaborando nella fabbrica di Andy Warhol, realizzando ritratti e reportage negli Stati Uniti. Negli anni ’80 si trasferisce in Italia dove inizia a lavorare come freelance per prestigiose riviste. Ha lavorato per l’agenzia Grazia Neri e ora è uno dei fondatori della nuova agenzia fotografica online Black archives. I suoi lavori sono stati pubblicati sulle più importanti riviste italiane e straniere come Washington Post, Time, Newsweek, Le Figaro, Le Monde”.

Da fotoreporter, Bruneau ha anche mostrato – grazie al suo obiettivo e al suo coraggio – i volti più veri e toccanti delle storture dei bracci della morte, della povertà e delle disuguaglianze. Capace di maneggiare la storia umana e l’arte con uguale potenza e “verità”.

Lo racconta lo stesso artista a Gianfranco Valleriani, nell’intervista realizzata dal curatore in occasione di questo evento e nella quale (il video si può vedere a fondo pagina, per gentile concessione dell’autore) Bruneau si racconta con la spontaneità che lo contraddistingue, regalando aneddoti e retroscena preziosi anche sulla realizzazione di quegli scatti alle statue magnogreche, che tanto scalpore produssero nel 2014.

Una irriverente dimostrazione, un “godimento” – lo ha definito – certamente non fine a sé stesso: ancora una volta per i diritti, contro le diseguaglianze, gesto d’arte che interroga, con eleganza, sorriso sornione e quel distintivo lampo nello sguardo.

L’arte di svelare l’arte(e l’artista)

Ed ecco l’allestimento romano nei dettagli: “Tre in tutto le sezioni in cui si snoda il percorso espositivo: insieme ai Bronzi, Bruneau porta in galleria “Luci e ombre su Warhol”, una sezione dedicata ai ritratti che ha realizzato di Andy Warhol, scatti in cui il maestro è immortalato sia in posa che durante le fasi lavorative”, scrive il curatore, e “Pavarotti &Watermelon”, ritratto che campeggia sulla grande parete all’ingresso della galleria. Questa la sezione che propone scatti inediti che documentano Luciano Pavarotti mentre “gioca” con un’anguria”.

Tutti gli scatti esposti sono stati realizzati in periodi diversi, dagli anni ’70 al 2015.

“Se alle pareti troviamo le opere di Bruneau – si legge ancora nella nota espositiva a cura di Valleriani- nell’aria girano le immagini rieditate in chiave personale da Alex Marenga, accompagnate da composizioni sonore inedite, una sorta di allestimento visivo basato su una reinterpretazione degli scatti dell’amico Bruneau”.

I capolavori magnogreci saranno immersi in una dimensione nuova: “un ambiente multimediale, un mondo di suoni e colori, che non può che partire da quella dimensione Pop, origine di tutto il mondo Bruneau, e che viene naturalmente e magistralmente elaborato con quel “Pamphlet Irriverente” sui Bronzi – come lo definì lo stesso Bruneau – in cui i due super modelli della classica virilità occidentale si trasformano in icone pop, e anche gay, trans o queer, in un gesto di violazione di un luogo istituzionale consacrato e riverente chiamato Museo”.

Come giustamente messo in rilievo da chi ha immaginato questo evento, “In questi scatti Bruneau ha racchiuso alcuni dei concetti critici che stanno alla base della nostra contemporaneità, li ha toccati senza alcuna esaltazione, semplicemente regalandoci immagini di straordinaria bellezza e contemporaneità, così contemporanee da appartenere quasi naturalmente alla classicità dei tempi. Dai ritratti di Warhol – collocati nel mezzanino della galleria – con i loro colori densi e raffinati, si percepisce una formalità seria, quasi imbarazzante, se si pensa alla leggerezza con cui Warhol si accostava artisticamente ai suoi prodotti di consumo. Ma Bruneau è un bravo ritrattista, che conta Warhol come il suo primo ritratto, e ci lascia scatti che hanno il merito quasi unico di mostrarci il maestro della pop art con un raro e lieve senso di imbarazzo ed esibizionismo allo stesso tempo”.

È la prospettiva Bruneau: l’arte che cattura arte e artisti, che li rilegge e li riscrive, che li restituisce inediti.

È la bellezza che svela che c’è ancora molto da scoprire (e da capire).

La galleria sarà aperta al pubblico nei seguenti giorni, dalle 15.30 alle 19.30: Giovedì 30 settembre, Giovedì 7 ottobre, Giovedì 14 ottobre, Giovedì 21 ottobre, Giovedì 28 ottobre. Saranno presenti l’artista Gerald Bruneau e il curatore Gianfranco Valleriani.

A causa delle condizioni di sicurezza Covid-19 l’accesso alla mostra è solo su appuntamento 

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*Foto e video: courtesy of Gianfranco Valleriani

Immagini opere Bruneau da “Le Dame Art Gallery”