Il Maestro Mario Carbone, una vita per la fotografia e San Sosti nel cuore: l’archivio da valorizzare e il premio fotografico 2021

Il cuore di Mario Carbone, 97 anni e un immenso amore per l’arte e le persone, batte sempre per la sua San Sosti, la cittadina calabrese sul Pollino che gli ha dato i natali e dove, fino alla pandemia, ha voluto far ritorno, ogni anno, per consegnare personalmente il premio del Concorso fotografico internazionale che porta il suo nome.

Quest’anno non potrà fare ritorno ai piedi della Mula.

Troppo complicato: il Covid e gli anni che si affastellano, il lungo viaggio.

Ma, anche questa volta, sceglierà con cura – insieme alla giuria – le fotografie e i soggetti, le angolazioni e la narrazione, le storie che arriveranno sul suo tavolo per la Sesta edizione del Concorso fotografico da egli stesso ideato e voluto, nonché a lui intitolato.

Negli scatti che gareggeranno in questo 2021 avranno la meglio quelli che più adeguatamente sapranno raccontare il nostro tempo segnato dalla pandemia, le nostre città, l’isolamento e il silenzio ma anche gli sguardi e l’umanità che pur sono sopravvissuti in questo anno sospeso. Il tema scelto: “L’Italia con le sue città, le sue province, i suoi borghi nel periodo del coronavirus”  

 

MARIO CARBONE, DAL POLLINO ALLA DOLCE VITA

 AL MONDO (DEI BISOGNOSI)

Renato Guttuso, Carlo Levi (conosciuto a casa di Linuccia Saba, figlia di Umberto Saba), Cesare Zavattini e Giorgio Albertazzi, Vittorio De Sica: sono, questi, solo alcuni degli intellettuali, artisti, registi che hanno costellato la vita privata e professionale di Mario Carbone.

Fotografo e regista – premiato già nel 1967 con il Leone D’Argento alla Biennale di Venezia per “Firenze, novembre 1966” e menzione speciale al Festival dei Popoli di Firenze  – Mario Carbone è egli stesso una “stella” del grande cinema documentario e della grande fotografia, anche se, delle star, Mario non ha mai voluto nulla, tanto meno la luce dei riflettori.

La luce Mario Carbone l’ha “addomesticata”. Per rendere uniche le sue fotografie e illuminare i soggetti che, via via, ha incontrato sulla propria strada.

La strada e chi la vive: è questo il terreno su cui ha scelto di muovere i suoi passi e dispiegare la propria arte.

E la strada ritorna, come soggetto della sesta edizione del Concorso fotografico da egli stesso voluto, per dare spazio all’arte che cattura gli istanti della storia.

Carbone fotografava “la spontaneità”.

Ed è ciò che cerca anche nelle fotografie di chi partecipa ogni anno al concorso fotografico, nato sulle vette che toccano il cielo della sua amata Calabria.

Dal 1955 Mario vive a Roma, sua città di elezione. Solo quattro anni dopo il suo trasferimento nella Capitale vinceva con “I vecchi”, del regista Raffaele Andreassi, il suo primo Nastro D’Argento per la fotografia.

 

Nel 1968 ritraeva la polizia che azionava gli idranti contro gli studenti in rivolta alla facoltà di Architettura (Valle Giulia).

E poi il coraggio di rompere i tabù, per raccontare con le immagini tutto ciò che appariva scomodo:  la malattia mentale, il manicomio, la povertà, la disuguaglianza, la fame, le lotte per i diritti.

Da Roma al mondo, un viaggiatore sempre munito di un obiettivo pronto a ritrarre la vita:  India, Stati Uniti, Inghilterra, Olanda e Francia, per citarne una manciata.

Negli anni Sessanta l’incontro con Carlo Levi: Mario Carbone sarà al suo fianco. Le foto tra i Sassi di Matera documenteranno i luoghi di “Cristo si è fermato ad Eboli”.

Scatti dai quali Levi trarrà i soggetti per l’imponente opera pittorica (Il Telero)che rimane, in esposizione permanente, con le foto di Carbone, presso Palazzo Lanfranchi, al Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata.

“Con Carlo Levi abbiamo raccolto volti e storie nella Matera degli anni Sessanta. La gente viveva nei Sassi. Poi cacciarono via tutti. In quegli anni era già in costruzione un altro luogo dove portare quelle persone, ma era tra quei sassi che loro si sentivano a casa. Non volevano andare via. La definirono “Una vergogna nazionale”, ma invece lì c’era, malgrado il disagio, l’autentica Matera. Carlo Levi era una persona disponibile. Ascoltava tutti. Parlava con tutti. Per i 100 anni dell’Unità d’Italia, (Mario Soldati lo incarica di rappresentare la Basilicata alla Mostra delle Regioni, Italia ’61)  lo mandarono in Lucania e lui scelse me come fotografo. Non mi dava indicazioni. Io fotografavo ciò che mi colpiva. E poi lui ne trasse i soggetti del suo grande pannello esposto nel museo nazionale lucano. Nel mio archivio conservo oltre 400 fotografie di quel lavoro. Adesso ne ho scelte 52 e voglio metterle in vendita. Io spero che queste immagini possano diventare un patrimonio comune”.

Così Mario Carbone raccontava a chi scrive, qualche anno fa.

 

L’ARCHIVIO: LA STORIA E L’ARTE IN MIGLIAIA DI SCATTI E PELLICOLE

 

Scatti irripetibili. Carichi di racconto. Di emozione. Di storia. Sono quelli che costituiscono l’infinito archivio di Mario Carbone, donato al figlio Roberto.

Oggi questo archivio, con centinaia di registrazioni, fotografie, riprese, pellicole, documentari, costituisce un immenso patrimonio di testimonianze di storia e arte, da far conoscere e valorizzare, proprio perché depositario dell’anima stessa del Paese.

È questo l’impegno preso dal figlio Roberto e dall’associazione attraverso la quale si intende operare per renderlo patrimonio vivo e fruibile, per farne conoscere l’immensa ricchezza storica e artistica.

Una missione che necessita di convergenze culturali e illuminate.

Indimenticabili gli scatti del 1968, con gli scontri seguiti alla rivolta presso la facoltà di Architettura di Roma. E, indimenticabile, il tempo con Franco Angeli, come anche quegli incontri e quel fermento nella galleria d’arte della amata  moglie di Mario, Elisa Magri, nella quale si incrociavano storie di vita e di genio che hanno letteralmente scritto il vero volto di un Paese.

Sono gli anni del documentario Inquietudine, che venne girato a casa di Mario e di Angeli: al tempo condividevano lo stesso appartamento tra il ‘58 e ‘59.

“Inquietudine” fu il corto che folgorò Zavattini, tanto da fargli scegliere Carbone come uno tra gli autori de “I misteri di Roma”. In questo lavoro Mario diresse un suo episodio, lavorando poi come operatore per numerosi altri registi, come Giuseppe Ferrara, Luigi di Gianni e Lino del Fra.

Storie custodite in questo archivio che così Mario Carbone ama definire: “Questo archivio rappresenta la mia vita – ci diceva Carbone pochi anni fa –  ci sono migliaia e migliaia di fotografie. Adesso lo sto riordinando e sono venute fuori fotografie che neanche ricordavo di aver fatto. Sono migliaia. Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Olanda, India. Ci sono ancora centinaia di scatti inediti. Quando sono andato a rivederli me ne sono stupito io stesso. Addirittura avevo dimenticato molte di quelle foto, in quei viaggi, tantissimi, lungo la mia lunga vita”.

Il suo desiderio, ancora oggi nel cuore, veder nascere un corposo libro fotografico”.

Da anni al fianco di Mario Carbone c’è Giuseppe D’Addino, fotografo e filmmaker, suo biografo ufficiale e autore di un docu-film.

Scrive D’Addino, nella presentazione del suo prezioso lavoro su Mario Carbone: “Più di mezzo secolo di storia italiana documentata da una sola persona”. Un geniale “ladro di immagini”, dal Sud al Nord Italia, dalla realtà sociale all’arte: questo è Mario Carbone, fotografo e documentarista, osservatore acuto e colto di decenni, dai Cinquanta in poi, in cui l’Italia è cambiata profondamente. Dal viaggio con Carlo Levi in Lucania nel 1960 alle prime immagini dell’alluvione di Firenze del 1966, dal terremoto del Belice del 1968 alla battaglia di Valle Giulia a Roma nello stesso anno, dalle rivolte contadine all’industrializzazione, Mario Carbone ha saputo operare con la macchina da presa e con quella fotografica in “un modo intuitivo, spontaneo e non meditato”, raccontando, da solo, più di mezzo secolo di storia italiana attraverso tre temi: la questione contadina, l’industrializzazione e le lotte operaie e l’arte.

Un film – quello firmato da D’Addino – che ne racconta “l’attività di fotografo e quella, ingiustamente meno nota, di documentarista, attraverso una ricchezza di immagini che compone il mosaico, singolare e insieme universale, dello sguardo di un artista sulla società”.

 

L’TALIA DEL COVID: IL SESTO CONCORSO FOTOGRAFICO MARIO CARBONE

 

Il Covid e la pandemia non hanno reso possibile un ritorno “fisico” di Mario alla amata San Sosti.

Ma la nuova edizione del concorso fotografico alle porte è una nuova, preziosa occasione per la fotografia: per chi ama fermare la piccola, grande storia di ogni giorno in un istante che resti per sempre.

E allora, eccola: l’edizione 2021 del concorso fotografico “Premio Mario Carbone”
dal titolo “Foto racconti di una pandemia”.

Organizzato da Associazione Movendo Lux e amministrazione Comunale di S. Sosti (CS) il sesto concorso fotografico “Premio Mario Carboneha scelto come tema “L’Italia con le sue città, le sue province, i suoi borghi nel periodo del coronavirus”  ed è aperto a tutti, maggiorenni e minorenni appartenenti all’Unione Europea.

La giuria è composta da tecnici e professionisti del mondo dell’arte, della fotografia e della cultura nazionale.

Il Premio si svolge anche questo anno, dunque, anche se solo online e senza la consueta mostra fotografica e convegno.

“Il concorso di quest’anno fa riferimento al tema della pandemia che ha investito il nostro paese già dal precedente anno – è l’introduzione del regolamento – in questo lungo e brutto periodo abbiamo dovuto modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini nonché le modalità lavorative allo scopo di tutelare la nostra salute, quella dei nostri familiari ed amici e colleghi. La nostra vita quotidiana è stata caratterizzata da nuove regole sociali che hanno provocato un inusuale distanziamento – si legge ancora –  l’uso delle mascherine, file interminabili per accedere a negozi e locali pubblici ma anche balconi addobbati con striscioni in segno di speranza. Il tema di questo concorso richiede scatti fotografici in grado di raccontare sì il distanziamento sociale tra le persone ma anche la solidarietà e la vicinanza in questo tempo di pandemia. Anche le nostre città e i nostri paesi hanno visto un svuotamento impensabile fino a poco tempo fa regalandoci la vista di strade e piazze totalmente vuote a causa del coprifuoco ma in grado di offrire viste ed inquadrature emblematiche di questo periodo difficile da oltrepassare”.

“Ogni iscritto – è specificato nel bando – dovrà inviare le opere, corredate della scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte, a mezzo posta elettronica al seguente indirizzo mail: movendolux@libero.it, entro le ore 24:00 del 31 ottobre 2021. Ciascun partecipante verrà tempestivamente informato dell’avvenuta iscrizione al concorso e della contestuale ricezione delle opere”.

Qui il regolamento integrale.

Il contest avrà luogo fino al 31/10/21 in modalità telematica.

Le opere ritenute idonee a concorrere al concorso saranno esposte in una mostra online sulla pagina facebook dedicata al Premio Mario Carbone.


È vietata la riproduzione di tutte le fotografie pubblicate a corredo di questo articolo.



Credits:

– Si ringrazia il Maestro Mario Carbone, per la sua arte e la sua consueta disponibilità.

– Si ringrazia Roberto Carbone (Archivio Mario Carbone) per la gentile concessione d’uso delle preziose fotografie tratte dall’Archivio stesso e di seguito elencate:

– Donna in osteria 1956

– Alluvione di Firenze 1

– Via F. Crispi 2

– Aliano 1960

– Calabria 1960

– Si ringrazia Giuseppe D’Addino, fotografo e videomaker, autore del documentario “Giuseppe Carbone, il fotografo con la macchina da presa, 2014”, e autore delle fotografie del Maestro nella sua San Sosti e in diverse città italiane durante le premiazioni e le iniziative culturali.

– Si ringrazia Manuela de Leonardis, autrice della fotografia di Mario Carbone con le sue fotografie.