A Expo 2015 la Calabria delle bellezze artistiche

Nell’edizione Expo di Milano è stata esposta un’opera realizzata dal maestro calabrese Mimmo Tripodi, nell’ambito degli eventi relativi all’artigianato e che hanno interessato il Padiglione Italia. Una lampada di ceramica, un elefantino che sorregge sul dorso abbellimenti e foglie la cui forma è straordinariamente vicina al maestoso albero della vita alto 37 metri, simbolo del Padiglione Italia, situato all’interno del Lake Arena. Mimmo Tripodi, nativo di Melicucco, vive a Palmi da oltre quarant’anni e i suoi attuali lavori rappresentano in qualche modo un’evoluzione di quelli che sono gli oggetti consueti realizzati abilmente dai ceramisti di Seminara. Il borgo nella provincia di Reggio Calabria, rappresenta infatti il fulcro di questo tipo di artigianato, ha una tradizione plurisecolare e le opere di Tripodi vengono infornate in una delle botteghe di Seminara, quella di Vincenzo Ferraro. Esiste un procedimento che prevede tre diverse fasi di “cottura” prima che l’opera possa essere ultimata. Ma andiamo a capire meglio di che tipo di lavori si tratta, le loro peculiarità. Esistono legami importanti con la tradizione calabrese, la mitologia e l’aspetto legato al subconscio. La tradizione: dall’argilla modellata abilmente con mani e strumenti, segue la prima asciugatura all’aria aperta, che può variare dai tre ai dieci giorni rispetto alle condizioni atmosferiche. C’è poi la cottura all’interno di un forno alla temperatura di 950 gradi che porta il pezzo lavorato alla cosiddetta condizione di “biscotto”, lo rende solido e gli fa assumere un colore giallastro. Altra fase importante è l’immersione in un’altra argilla di colore bianco, denominata in vernacolo “juzzo”, e via con la seconda infornata. Nell’ultimo stadio l’oggetto diventato lucido può essere colorato; nella terza e ultima “dose” di forno, sempre superiore ai 900 gradi, quello che inizialmente era un pezzo grezzo di argilla malleabile rinasce nell’opera compiuta, si vetrifica. Tutto il procedimento dura tra i 20 e i 25 giorni. Il rispetto alla tradizione vi è anche nei colori utilizzati, esclusivamente sei: rosso, verde, marrone, blu, turchese, arancio. I soggetti realizzati da Mimmo Tripodi sono animali fantastici quali draghi, intesi come esseri protettori delle acque, e animali reali che vivono nelle profondità marine come coralli e polpi. Particolare l’affinità tra quest’ultimi due elementi: il corallo che pare una pianta è in realtà un animale, composto da tentacoli e il cui nome è polipo che si differenzia dal polpo, il mollusco presente nei mari calabresi. Tanto l’uno quanto l’altro possono far scaturire un abbraccio e un senso di unione. Insieme a Mimmo Tripodi anche la moglie Tina Patamia realizza numerose opere lavorando l’argilla; nel suo caso le famose maschere apotropaiche presenti nel Meridione, vengono ripensate e assumono le sembianze di protagonisti della mitologia greca piuttosto che i consueti volti paurosi e demoniaci, realizzati per scacciare gli spiriti maligni. L’evoluzione artistica degli oggetti a cui dà anima Mimmo Tripodi tocca infine gli aspetti propri del subconscio: la paura degli abissi e il necessario bisogno di protezione attraverso esseri fantastici o reali. Tra i sentimenti si può aggiungere anche l’affetto, quello del padre nei confronti dei propri figli: l’opera esposta all’Expo, l’elefantino, è un regalo di Mimmo alla propria figlia.