Il miglior liquore del mondo è calabrese. Lo hanno decretato lo scorso 20 aprile i giurati del prestigioso “World Liqueur Awards 2018”, assegnando al Jefferson del Vecchio Magazzino Doganale di Montalto Uffugo il doppio riconoscimento come miglior liquore alle erbe e miglior liquore in assoluto tra le etichette concorrenti di tutto il mondo, con la seguente motivazione: «Forte al naso, amarezza all’inizio che passa. Morbido e liscio e molto ben equilibrato con un finale a base di erbe». Orgoglio e commozione dopo la telefonata ricevuta da Londra per Ivano Trombino, titolare della giovanissima azienda che, però, affonda le sue radici su tradizioni antichissime.
La storia, dal sapore quasi leggendario, è incredibilmente vera e rocambolesca, una storia che racchiude in sé «grande emozione ma anche grande tristezza».
Il nonno di Ivano, Egidio, a metà del secolo scorso parte per Rio De Janeiro senza lasciare traccia e senza fare mai più ritorno in Italia. Sette anni fa Ivano e suo padre decidono che è giunto il momento di scoprire dove sia, ma apprendono la triste notizia: nonno Egidio non c’è più. C’è però, al suo posto, un gomitolo di vicende da dipanare per ricostruire il passato e arrivare alla verità.
Ci sono lui (il nonno), Gil, Roger e il capitano Jefferson che, in una notte di tempesta del 1871, naufragano sulla costa tirrenica calabrese; incantati da tanta bellezza, decidono di restare lì per sempre. Un bel giorno incontrano Giocondo, proprietario del Vecchio Magazzino Doganale, commerciante di spezie e venditore di liquori di contrabbando che li prende a lavorare con sé. Sarà proprio Mr Jefferson a selezionare le materie prime per la ricetta dell’amaro più buono del mondo, che ancora oggi viene mantenuta intatta: bergamotto, arancia, pompelmo, rosmarino, origano, ovvero le principali botaniche coltivate in Calabria che, unite ad altre erbe e spezie, rendono unico il gusto del vero liquore mediterraneo. Perché, come ricorda Ivano, «è facile produrre un amaro troppo dolce o troppo acre. Jefferson è calabrese e sa di Calabria, proprio per questo è equilibrato e perfettamente bilanciato, conserva in sé la dolcezza e l’asprezza proprio come la terra da cui proviene». E quando gli viene chiesto il vero segreto della sua miscela, risponde sicuro: «Sogno, alchimia, rispetto per il territorio, che portiamo avanti in particolar modo rendendo tracciabile ogni singolo ingrediente sulle nostre etichette. Poi il sole, il clima, che sicuramente fanno il resto».