Ha ispirato fantasticherie e storie, sogni e fantasie, e anche l’idea per un film firmato dal regista romano Luigi Parisi.
Adesso la “Casetta blu” situata a Pellaro, nella periferia sud di Reggio Calabria, è stata messa ufficialmente sotto tutela da parte del ministero della Cultura.
Il Segretariato regionale del MiC per la Calabria ha, infatti, emanato la disposizione per l’antica costruzione situata lungo la statale ionica reggina, su proposta della soprintendenza per la Città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia.
La motivazione del riconoscimento si trova nella nota del ministero della Cultura, apparsa sul profilo social ufficiale del segretariato regionale del MiC per la Calabria a firma della sua responsabile per la comunicazione istituzionale, Angelina De Salvo.
“Alcune architetture – si legge – mettono in luce l’essenza vera dei luoghi e la costa ionica calabrese ha aspetti di grande carattere paesaggistico, naturalistico, storico. La sua posizione geografica l’ha resa da sempre viva, quasi un’architettura naturale in una morbida continuità tra terra e mare. E la “Casetta Blu” interagisce con la terra ed il mare in un sistema osmotico fatto di elementi che si compenetrano fra di loro. Un edificio destinato all’attività lavorativa come altri su queste coste a testimonianza dell’attività economica fortemente integrata nel territorio dei borghi”.
Da questa premessa si è avviato l’iter per la tutela. Ed ecco i caratteri peculiari di questa casa tanto amata e che gli esperti hanno ritenuto meritevoli di vincolo, attraverso l’emanazione della disposizione ministeriale.
“L’edificio di tipo rurale si trova su un terreno agricolo posto immediatamente a monte della strada statale Jonica 106. Il terreno è organizzato in terrazzi con sistema di muri di contenimento in pietrame a secco, “armaciere”. Dal punto di vista compositivo la casa colonica rispecchia le tipologie tipiche degli edifici rurali costruiti tra gli anni Venti e Trenta del 1900 nelle campagne reggine. Il fabbricato ha una superficie coperta di circa 200 metri quadrati e si presenta con forme compatte semplici, nelle forme della “casa recinto” o “italica”. Si sviluppa su due livelli addossati al pendio e collegati esternamente tramite una scala a “profferlo”. Il piano destinato all’abitazione, e sovrapposto al livello seminterrato, era destinato originariamente agli animali e al deposito dei prodotti”.
Interessanti anche gli aspetti stilistici e strutturali del fabbricato: “Nella tecnica di realizzazione – scrivono i tecnici del ministero – prevale l’uso dei mattoni pieni di laterizio misto a blocchi di pietra squadrata locale. Il tetto, con un sistema di capriate, è realizzato con tipologia “a padiglione” con struttura in legno di castagno e copertura in tegole in laterizio tipo coppo. La scala esterna è stata realizzata in calcestruzzo con i gradini in pietra locale. Gli infissi sono in legno e le finestre del piano destinato a residenza presentano internamente gli scuri che, come le porte, mostrano una serie di modanature tipiche della lavorazione del tempo. Esternamente tutto il fabbricato è rifinito con intonaco a base di calce, con fondo di colore azzurro e rilievi e marcapiani di colore bianco”.
Sul piano dell’architettura esterna “I fronti, in stile liberty, seppur improntati a linee semplici, sono arricchiti con cura di dettagli architettonici. Le finestre, le porte-finestre ad arco e i balconi con ringhiere in ferro battuto si aprono risaltando sul colore azzurro. L’interno rispecchia la cura degli elementi esterni. Intorno all’abitazione, nel terreno agricolo, si nota una serie di altre opere: un forno in mattoni, un palmento, una vasca, un lavatoio in calcestruzzo”.
Ma è l’elemento fortemente legato all’immaginario e all’identità del luogo che ha spinto il ministero a tutelare questa piccola gemma del paesaggio: “La casa – si legge ancora nelle motivazioni della dichiarazione – nettamente visibile da chi percorre la strada statale Jonica, è elemento identitario dei luoghi; le forme nitide e il colore azzurro sgargiante del costruito, incastonato nel versante agricolo modellato a terrazzi, ha da sempre colpito l’osservatore e alimentato la curiosità tanto da divenire parte dell’immaginario collettivo delle comunità. La sua presenza ha ispirato racconti fantastici, misteri e opere artistiche. Ed è anche per questo che riveste valore di identità storico-culturale e rappresenta rara testimonianza del rapporto armonico tra attività umana e paesaggio. È inoltre, per tipologia, tecniche costruttive e materiali, espressione della sapiente cultura costruttiva locale”.
Negli scorsi anni, la casa divenne “famosa” sui social per storie di fantasmi e misteriose “presenze”. E il film del regista Parisi mise in evidenza proprio questo aspetto, limitandosi a girare nella struttura solo scene esterne, essendo all’epoca inagibile, per spostare il set a Motta San Giovanni, in una costruzione molto simile alla casetta blu per le scene al chiuso.
Quel che è certo è che adesso la Casetta blu, al di là delle storie fantastiche che l’hanno da sempre connotata, diviene a tutti gli effetti parte integrante della identità della provincia di Reggio Calabria: “Esiste un paesaggio determinato da una necessità estetica – chiude la nota stampa che diffonde la notizia, il segretariato del Mic per la Calabria – che non è né lusso né spreco, ma necessità assoluta per la vita umana, senza il quale la stessa civiltà perderebbe la propria ragione etica”.