La nuova frontiera della chirurgia oncologica parla calabrese

Lo scorso mese di marzo è stato effettuato, per la prima volta in Italia, un intervento su una paziente con carcinoma mammario infiltrante (un tipo di tumore al seno) con una tecnica innovativa sperimentata dall’équipe di chirurghi senologi della Breast Unit dell’A.S.S.T. Bergamo-Est diretta dal professor Domenico Marcello Gerbasi, originario di Spezzano Albanese, nel cosentino.

Si tratta di un’eccellenza nel panorama medico-chirurgico mondiale: Gerbasi è infatti uno specialista di alto livello e di grande esperienza, con alle spalle stage sia all’I.E.O. di Milano sia a Lione in Francia, e da sempre in prima linea nella prevenzione e la cura del tumore al seno. Già negli scorsi anni, egli presenziò insieme al suo team al 5° Congresso Mondiale sul cancro a Pechino, dove illustrò i brillanti risultati della tecnica chirurgica da lui stesso ideata nel 2008 e in seguito collaudata, che non lasciava cicatrici visibili.

L’operazione compiuta nei mesi scorsi dal professor Gerbasi presso l’Ospedale Bolognini di Seriate, ed in contemporanea con un altro prestigioso Policlinico di Roma, ha avuto una durata complessiva di circa 3 ore e ha previsto l’innesto di una nuova matrice di rete a collagene di derivazione bovina fetale a copertura della protesi, dopo l’asportazione della mammella contenente il tumore. La protesi è stata impiantata in totale sicurezza, non più in sede sottomuscolare come avviene abitualmente, ma in sede pre-pettorale, ovvero al posto della mammella asportata, rendendo l’intervento molto più naturale e l’apparecchio artificiale più adatto all’anatomia femminile. Anche per quanto riguarda il decorso post-operatorio gli effetti sono stati sorprendenti: con solo una minima dose di antidolorifico nella giornata successiva all’intervento, è stata possibile una dimissione precoce della paziente senza alcuna complicanza; non vi sarà, inoltre, la necessità di futuri ritocchi dell’impianto protesico, in quanto l’intervento può dirsi insieme curativo in senso oncologico e ricostruttivo. Enorme soddisfazione e gratitudine sono state espresse dalla donna che ha subìto l’operazione e dall’équipe di chirurghi, che hanno messo in pratica una tecnica all’avanguardia, sperimentata una sola volta negli anni ’70 e successivamente abbandonata per via delle complicanze che le vecchie protesi avrebbero potuto causare.

«Uno degli aspetti più importanti di questo intervento – afferma il professor Gerbasiè di tipo economico. La ricostruzione in un unico tempo, con l’uso della matrice per l’impianto della protesi sottocutanea e il risparmio di enormi costi per il pre-ricovero, l’intervento, la degenza ospedaliera e per l’espansore – dal momento che è previsto l’impianto della protesi definitiva fin da subito – permette una spesa globalmente ridotta per il Sistema Sanitario Nazionale».