“Cu terremotu, cu guerra e cu paci, sta festa si fici. Sta festa si faci”.
E questa festa si farà, dopo la sofferta pausa pandemica, con un atteso ritorno.
Sarà la prima, imponente processione della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria, con la monumentale Vara restaurata.
Fregi ritornati alla luce, incisioni offuscate dal tempo finalmente intelligibili, messaggi antichi che riemergono per sfuggire all’oblio: il “trono” è pronto ad accogliere nuovamente l’icona della “Avvocata”, tanto cara ai reggini.
Sabato 10 settembre, la tradizionale manifestazione religiosa, che si intreccia profondamente alla storia della città dello Stretto, sarà un evento di particolare emozione, non solo per il ritorno di una pratica di culto che raccoglie ogni anno decine di migliaia di persone ai piedi della Patrona – dopo la lunga pausa Covid – ma sarà l’atteso giorno nel quale la preziosa e antica macchina a spalla ritornerà alla “comunità”, in tutta la propria bellezza e in perfetto stato di “salute”.
Il Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Calabria – attraverso una dettagliata nota a firma di Angelina De Salvo (responsabile per l’ufficio stampa e la comunicazione istituzionale) – annuncia la presentazione del docufilm “La Vara, il restauro aperto”, realizzato durante l’intervento degli specialisti.
Il documentario sarà proiettato giovedì 8 settembre alle ore 19.30 presso la terrazza del Museo Archeologico Nazionale e Yes Calabria ne mostra l’emozionante trailer, con i dettagli e le testimonianze, reso disponibile alla stampa dal Segretariato del Mic Calabria.
Il ritorno della Vara rappresenta una data storica: basti pensare che – come ricorda la nota giunta dalla diramazione calabrese del Ministero – “La prima celebrazione documentata della festività reggina risale al 1592”.
“Secondo i parametri indicati dalla Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa ratificata proprio nel 2020 dall’Italia, la Vara è patrimonio della comunità proprio per il significato e il contenuto che questa gli attribuisce”.
“Il culto della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria costituisce infatti una delle tradizioni popolari più sentite e antiche della Calabria ed è indissolubilmente legato alla storia artistica e religiosa del quadro e della sua Vara”.
Il restauro rivivrà – dunque – in questo documentario, attraverso le immagini e le testimonianze dei protagonisti di una storia che racconta un percorso di condivisione.
“Con il restauro aperto al pubblico realizzato dal Segretariato Regionale, il Ministero della Cultura – si legge nel comunicato stampa diramato dalla responsabile della comunicazione Mic Calabria, De Salvo – ha dato la possibilità di vedere in modo diverso un’opera d’arte che ha un significato profondo e antico nella cultura del territorio. Si è offerta l’anticipazione del futuro di un’opera che a mano a mano è stata restituita alla sua origine. L’ingresso in cantiere ha permesso al pubblico di vedere i restauratori al lavoro e di partecipare alle scelte metodologiche. Le attività di restauro sono state seguite non solo in presenza ma attraverso videoclip riassuntivi in un insieme di proposte, come la mostra pannellare sulla storia della Vara, filmati divulgativi e visite guidate”.
“In vista della processione – continua la nota – il documentario racconta questa operazione storica e condivisa con la città e segue le diverse tappe del restauro dall’inizio dei lavori alla riconsegna alla comunità” (il docufilm è stato realizzato dalla casa di produzione “Living Camera” di Reggio Calabria).
Ed ecco, di seguito, l’articolato racconto, giunto dal Segretario regionale del Mic, con le tappe di una corposa operazione, che – come ogni restauro su opere antiche e preziose – restituisce non solo la bellezza e l’integrità dell’opera ma, anche, un considerevole bagaglio di inedite conoscenze.
L’INIZIO DEI LAVORI PRESSO IL CONSIGLIO REGIONALE
Scrive Angelina De Salvo: “I lavori di restauro della Vara sono cominciati presso la sala “Federica Monteleone” del Consiglio Regionale a Reggio Calabria dopo la fase di aggiudicazione della procedura per il loro l’affidamento e sono stati finanziati tramite una Convenzione tra la Regione Calabria e il Segretariato Regionale del MiC per la Calabria, nell’ambito del “Progetto per la tutela e la valorizzazione dei grandi attrattori religiosi e degli edifici di pregio” per un importo di 120.000 euro, Fondi per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 – Patto per lo sviluppo della Regione Calabria.
Durante il corso della conferenza stampa del 2 gennaio 2020, gli architetti del Segretariato responsabili del procedimento e degli allestimenti hanno illustrato le varie le fasi del “Restauro aperto” al pubblico: la procedura prevista dalla normativa per l’affidamento dei lavori di restauro, le Convenzioni alla base del progetto, i criteri dell’offerta economicamente più vantaggiosa, cosa avrebbe previsto il restauro conservativo e le manifestazioni culturali che si sarebbero svolte “Intorno alla Vara” durante i mesi di apertura del cantiere”.
LA VARA COME ERA
Conservare il ricordo di ciò che era è fondamentale per apprezzare ciò che è stato fatto.
“La monumentale Vara – ricorda la nota di De Salvo per il Mic Calabria – è una macchina processionale composta da una struttura metallica, disposta per il trasporto a spalla per mezzo di barre di legno, su cui poggia una cornice d’argento, che accoglie il cinquecentesco dipinto di Nicolò Andrea Capriolo ed è decorata da altorilievi ed ex voto risalenti al XVIII secolo. È composta da una struttura portante metallica e da sontuose lavorazioni artistiche, costituite da cornici e modanature rivestite da lamine in argento sbalzate, bulinate, cesellate”.
“La base – continua – è arricchita da due candelieri a sette bracci digradanti e da quattro agli angoli, mentre la sommità accoglie lo stemma di San Giorgio ed una corona in argento.
Dal punto di vista conservativo la Vara, pregevole opera di argenteria messinese, presentava lacune delle lamine metalliche ed era in un pessimo stato di conservazione, dovuto principalmente alla natura dei materiali che lo costituiscono, particolarmente sensibili alle condizioni microclimatiche, aggravate dall’azione di agenti aggressivi e da manutenzioni che hanno contribuito, attraverso puliture con prodotti non idonei, a innescare processi di corrosione. Inoltre, tutte le superfici in argento e rame dorato ed in ottone erano coperte da polveri grasse, depositi superficiali, nonché gocce di cera di candele, sostanze in parte inglobate e rese compatte da protettivi superficiali applicati durante precedenti interventi manutentivi.
La lucentezza delle lamine in argento era offuscata da un pesante strato di solfuro d’argento. Non erano pertanto più apprezzabili le lavorazioni superficiali realizzate dagli argentieri, con il sapiente uso di martellinature e cesellature, che trattarono le superfici, lucide e brillanti, satinate e vibranti, leggermente opache, accanto a zone in ombra lasciate quasi grezze. L’apparato decorativo inoltre, a causa delle vibrazioni e sollecitazioni causate dalle cadenzate processioni alla quale la Vara è sottoposta, presentava numerose lesioni delle lamine”.
IL PERCORSO
“I lavori di restauro sono cominciati a gennaio del 2020 – ricorda il Mic Calabria – e sono stati completati nel luglio dello stesso anno. Attraverso la collaborazione tra il Ministero della Cultura, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’Università della Calabria di Cosenza è stato possibile analizzare e conoscere meglio i materiali che compongono il prezioso manufatto e le tecniche esecutive con cui è stata realizzata l’opera. Il restauro di un’opera d’arte recupera il tempo passato, ripercorre l’azione dei secoli che si impadroniscono della materia. Esprime l’idea del tempo che fa parte dell’opera stessa, perché essa non è solo testimonianza di una creazione avvenuta in un certo tempo, ma vive nel tempo. E, vedendola da vicino, la Vara era in realtà più danneggiata di come si potesse immaginare, nonostante fosse protetta dalla tradizione, dalla devozione di molti. E forse la cosa più difficile è stato avere a che fare con un’opera emotivamente così impegnativa. Grande. Ricca di sontuose lavorazioni artistiche. Realizzata con lamine in argento, elementi in bronzo a cera persa, rame dorato e leghe metalliche come l’ottone, montate con chiodini in argento. Con il restauro sono apparse le lavorazioni superficiali realizzate dagli argentieri”, scrive il Segretariato.
“L’intervento, il cui ultimo precedente risaliva al 1960, ha nuovamente reso visibili alcuni aspetti, quali la policromia dei materiali impiegati o i particolari decorativi della cornice, che l’ossidazione delle superfici aveva coperto. Inoltre – continua il comunicato nel fornire i dettagli delle migliorie apportate alla macchina a spalla – sono stati riposizionati in maniera stabile due coppie di candelabri in argento e la medaglia del pittore Vincenzo Cannizzaro. Infine, sono stati apportati significativi miglioramenti al sistema di illuminazione e di diffusione dell’audio e alla componente meccanica”.
Interessante il fatto che il Segretariato abbia consegnato “Ai portatori della Vara un libretto di manutenzione e una lista di controlli da attivare in occasione delle processioni”.
IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO
Una parentesi viene dedicata, nella nota della responsabile per la comunicazione De Salvo – alle indagini che hanno reso possibile studiare e tarare gli interventi di restauro: “Nell’ambito delle indagini preliminari – si legge – è stato realizzato un rilievo fotogrammetrico, basato su tecniche di modellazione analitica, che ha restituito un modello tridimensionale che rappresenta uno straordinario documento dello stato della Vara nella sua fase antecedente al restauro. Le analisi metallografiche hanno permesso di caratterizzare i metalli – argento, rame e ottone – e di determinarne la microstruttura, al fine di individuare e mappare la presenza di trattamenti superficiali, la direzione di eventuali linee di deformazione plastica, la misura degli spessori e la presenza di fenomeni corrosivi e di altre patologie di tipo metallurgico”.
LA PULITURA SECONDO LE METODOLOGIE DELL’OPIFICIO E DELL’ICR
Dopo aver eseguito i test secondo una metodologia consolidata dall’Opificio delle Pietre Dure e dall’Istituto Centrale per il Restauro, si è proceduto con la pulitura delle superfici, anche nelle parti in cui la lamina di argento è sbalzata, cesellata e bulinata. Particolare attenzione è stata posta nella rimozione dei processi di solfurazione presenti nei sottosquadri, al fine di far riemergere gli effetti chiaroscurali creati dai maestri argentieri con i diversi strumenti di lavorazione.
LA PAUSA PANDEMICA
Il 14 maggio 2020, dopo due mesi di sospensione dovuti al lockdown, è ripartito il restauro della Vara. Questo tempo interrotto ha lasciato inalterati i pezzi già restaurati. E, per la riapertura del cantiere, è stato preparato un apposito piano di sicurezza su indicazioni del protocollo condiviso tra il Governo e le parti sociali. Questo piano di sicurezza, ad integrazione di quello per i rischi generici, ha riguardato la riorganizzazione del layout di cantiere, l’aggiornamento e la rimodulazione del cronoprogramma dei lavori e l’aggiornamento dei costi della sicurezza direttamente connessi al contenimento dell’epidemia. Il Consiglio Regionale ha collaborato con il Segretariato Regionale per consentire che i lavori si potessero svolgere in massima sicurezza per tutti.
UN NUOVO INIZIO
Si riparte, dunque. E questo fine settimana di popolare devozione e di festa si annuncia particolarmente carico di attesa.
Prevedibile una massiccia partecipazione, come sempre testimoniata da un culto che varca i confini reggini, anche oltre lo Stretto.
“La festa legata al culto della Madonna della Consolazione fa parte ormai di un patrimonio culturale – chiude la nota, per il Segretariato calabrese del Mic, Angelina De Salvo – la Vara ed il suo quadro sono quindi un bene culturale da tutelare, in quanto sono testimonianza dell’identità e della storia delle istituzioni collettive e religiose del territorio”.
Il documentario, che domani farà conoscere l’ultimo pezzo di storia di questo prezioso patrimonio, “racconta l’impegno mai interrotto del Ministero della Cultura, con i suoi gruppi di lavoro composti dal personale del Segretariato Regionale del MiC per la Calabria e della Soprintendenza ABAP per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia, per il recupero della Vara come bene etnoantropologico da conservare. Da conservare e custodire, perché contribuisce a testimoniare un’umanità e insieme l’identità e la storia di una comunità e del suo territorio”, è la chiusa del Segretariato Mic per la Calabria.
*Le immagini e il trailer sono state rese disponibili dal Segretariato del Mic Calabria