In questo quadro, da far tremar le vene e i polsi, si possono cogliere, tuttavia, dei tentativi di inversione di tendenza, esempi di investimento su ricerca ed innovazione, per accrescere il know how e la capacità produttiva di importanti filiere settoriali, nell’ottica di uno sviluppo duraturo ed eco-sostenibile delle stesse e di un utilizzo più razionale delle risorse comunitarie. Nello specifico, parliamo della filiera del legno, che, in Calabria, è al centro di un ambizioso progetto europeo, finanziato nell’ambito del Programma PON Ricerca e Competitività 2007-2013, con ente capofila il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Dipartimento di Scienze BioAgroalimentari, di cui l’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo (ISAFOM) di Rende (CS) è l’articolazione regionale. Gli altri partner sono il CREA di Cosenza e Bari, l’Unical, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’Università della Tuscia, l’ENEA-CETMA di Brindisi e la University of Applied Sciences (Fac. Architettura, Ingegneria e Tecnologia del Legno) di Berna-Biel (Svizzera). Per la parte privata sono coinvolte invece 6 imprese di settore e l’Ance, in rappresentanza dei costruttori.
Con la sottoscrizione lo scorso 13 novembre dell’atto d’obbligo presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), ha preso formalmente avvio l’attività del laboratorio pubblico-privato denominato AlforLab, attorno al quale ruotano le attività di progetto. La struttura, con sede presso il CNR di Rende (Cosenza), fa parte del Cluster MEA (Materiali Energia Ambiente) per la Regione Calabria, e punta a sviluppare un programma integrato di coinvolgimento e di ricerca per e con le imprese, finalizzato a conoscere, inventariare, pianificare/gestire e utilizzare in modo innovativo le risorse forestali, le biomasse legnose e i servizi ambientali da loro offerti al territorio, particolarmente a rischio, del Sud Italia. Rientra nelle finalità del laboratorio anche la «definizione di percorsi e innovazioni tecnologiche per la eco-certificazione delle risorse forestali e la riqualificazione del ruolo dell’intera filiera foresta-legno-ambiente ai fini della mitigazione ambientale (life cycle assessment)».
Senz’altro un progetto di ampio respiro, di straordinaria importanza per la Calabria, che può vantare una superficie forestale totale pari a 612.931 ettari, oltre il 40% dell’intero territorio regionale. Un patrimonio tra i più importanti in Italia, non solo per la dimensione delle superfici occupate. Il valore della foresta calabrese, infatti, è dato anche dalla particolarità e dalla qualità delle specie arboree che vi insistono, quindi dalle stesse produzioni legnose che ne sono ricavate, le quali, tuttavia, rimangono ancora ampiamente sottoutilizzate. E’ per questo, peraltro, che tra le attività di ricerca progettuali è previsto anche il coinvolgimento di portatori di interesse (stakeholders) pubblici e privati, selezionati per aree geografiche e per tipologia di influenza, per integrare la conoscenza dei punti di forza e di debolezza del sistema e di strutturare un quadro realistico delle caratteristiche e delle esigenze dei suoi attori.
Come ha spiegato il professor Giuseppe Scarascia-Mugnozza, responsabile scientifico del progetto, «I risultati scientifici ed industriali di questo ambizioso progetto potranno giovare molto all’economia del Mezzogiorno, consentendo di valorizzare una preziosa risorsa quale quella del legno e creando contemporaneamente un volano di innovazione per le PMI locali operanti nel settore. In Calabria, con i dati sull’economia e l’occupazione forniti recentemente dalla Svimez e da Bankitalia, un progetto di questo tipo potrebbe costituire una tessera di un mosaico di ricostruzione economico-sociale».