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Appassionare i calabresi alla propria storia. Domenico Scordo, Ispettore onorario MiBACT, ci rivela il suo piano d’azione

Domenico Scordo, classe 1973, originario di Seminara di cui è già Curatore del Tesoro della Basilica, Storico dell’Arte, insegnante di Arte e immagine, è stato nominato a gennaio ispettore onorario del MiBACT. Una figura istituita con il compito di “coadiuvare a titolo gratuito le Soprintendenze nel campo della tutela e della conservazione dei beni culturali, con particolare riferimento all’attività di vigilanza e di informazione”. Il territorio assegnato a Scordo comprende i 33 Comuni della Piana di Gioia Tauro, della Diocesi di Oppido-Palmi. L’abbiamo raggiunto telefonicamente per congratularci e per conoscere il suo programma.

La curiosità e la passione per l’arte mi accompagnano dall’adolescenza, oltre allo studio mi è sempre piaciuto andare alla ricerca della bellezza, nelle grandi città e nei piccoli paesi che stanno attorno a Seminara, dove vivo, ma anche e soprattutto a Seminara stessa. Con il passare del tempo ho scoperto grandi tesori nascosti nei palazzi antichi e nelle chiese disseminate nella nostra zona, soprattutto opere rinascimentali che adesso rappresentano l’oggetto di cui mi prenderò cura. In pratica, gli anni passati a coltivare questa passione adesso hanno preso forma in un’attività utile per l’arte, la società e l’economia; continuerò a visitare questi luoghi, in particolare nei Comuni della Diocesi di Oppido-Palmi, dove mi occuperò di ispezionare e segnalare le opere che hanno bisogno di interventi; mi occuperò anche di formare i custodi di questi beni affinché si evitino pratiche -non rare- che possano danneggiare statue o dipinti.

 

In questa area i beni artistici e archeologici sono innumerevoli, dai bizantini ai greci fino ad oggi, autoctoni e artisti di passaggio hanno arricchito questa terra con una moltitudine variegata di opere d’arte. Il Rinascimento in Calabria è stato un periodo molto fertile grazie alla presenza della Bottega Siciliana che ha formato artisti come Gagini o Montorsoli; è stato un periodo che ci ha lasciato bellissimi palazzi dove vivevano i nobili dell’epoca. Penso a Palazzo Baldari a Rosarno, giusto per fare un esempio, ma anche Oppido, Sinopoli o Polistena dove è custodita una statua attribuita al padre del Bernini. La cosa particolare del nostro territorio è che ogni paese è un piccolo museo, le cui opere possono diventare attrazione per un numero di turisti molto più elevato di quello attuale.

La prima cosa da fare è appassionare gli abitanti, soprattutto i bambini. È necessario che le scuole dedichino progetti per far scoprire le bellezze del posto dove si vive, far conoscere la storia delle opere d’arte e degli immobili d’epoca davanti ai quali passano ogni giorno, distrattamente. Questa passione è anche un antidoto per lo spopolamento e un metodo per far crescere il senso civico delle persone: quando si conosce il valore di un oggetto, automaticamente si è spinti a prendersene cura. Oltre alla scuola, occorre l’interessamento dei Comuni, non soltanto investendo sul decoro urbano e su competenze che gli consentano di partecipare e usufruire dei molti bandi che vengono pubblicati, ma soprattutto facendo leva, ancora una volta, sulle giovani generazioni e sulle associazioni, altro motore di sviluppo importantissimo.

La pandemia ha inciso molto sul turismo culturale, un’attività messa letteralmente in ginocchio dall’epidemia. Oltre a occuparmi di tutela dei beni culturali, fino a poco tempo fa mi occupavo di turismo, lavorando come guida. Adesso è tutto fermo,ma la pandemia ha avuto anche un effetto “benefico”: molte persone mi scrivono per dirmi che non vedono l’ora di ricominciare a scoprire nuove opere d’arte e trascorrere giornate immersi nel patrimonio artistico e naturale (altra importante risorsa) del nostro territorio. La mia impressione è che l’impossibilità di godere della bellezza abbia risvegliato, nelle persone, proprio il desiderio di circondarsi di bellezza, e credo che una volta che la pandemia sarà finita, assisteremo a un vero e proprio nuovo-Rinascimento del turismo culturale. Attenzione, dobbiamo essere pronti! Non possiamo farci trovare impreparati a questo appuntamento, quindi approfittiamo di questo momento per progettare il futuro.

Fermo restando che nessuno strumento può sostituire una visita dal vivo, devo dire che anche io per primo ho trovato interessante usare strumenti digitali per visitare i tanti musei che hanno sviluppato queste forme alternative di fruizione. Credo che i social network possano dare una grossa mano all’arte, nel senso che attraverso i social si può riuscire a incuriosire le persone mentre navigano pensando ad altro e soprattutto, mi ripeto, si possono raggiungere i più giovani.

Valorizzare e sensibilizzare, sono queste le linee guida sulle quali condurrò la mia azione. In questo periodo anche io, come molte persone, approfitto della scarsa mobilità per studiare e progettare nuove attività. Sto preparando dei progetti per le scuole, in particolare per le primarie. Sa, il passaggio dal Medioevo al Rinascimento ha avuto una fase intermedia chiamata Umanesimo ed è proprio sul potenziale umano che voglio investire. Quelle poche volte che ho avuto modo di parlare ai giovani, per esempio durante le giornate del FAI a Seminara, ho visto una scintilla negli occhi delle ragazze e dei ragazzi a cui parlavo, ho visto i loro volti accendersi quando hanno scoperto che una statua, una chiesa o un palazzo che conoscono da quando sono nati, ha una storia lunghissima e affascinante. Mi rivolgerò a loro e, trasmettendo la mia passione, cercherò di dare, nel mio piccolo, un contributo per la rinascita di questa terra.

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