I bonus. Si tratta di una moneta virtuale che sostituisce il denaro nell’attesa – spesso prolungata – che a Riace arrivino i fondi relativi al progetto Sprar. I negozianti hanno accettato da subito questo tipo di pagamento, una sorta di credito da convertire in euro appena i finanziamenti vengono erogati. Le banconote, stampate in tipografia, sono tutte molto colorate e originali: ciascuna di esse, infatti, rappresenta un diverso personaggio storico. Un buon metodo, dunque, per autonomizzare le famiglie nell’attesa che vengano corrisposte le spettanze.
Il pozzo. Riace è ricca d’acqua: basti pensare che il suo stesso nome deriverebbe dal greco-bizantino Ryaki, ossia “piccolo ruscello”. Proprio per questo motivo, gli amministratori stanno lavorando alla creazione di un pozzo e all’installazione di energia elettrica da parte di una società specializzata al fine di rendere il comune autonomo da enti privati (la parte della “marina”, di fatto, lo è già). In tal modo, il risparmio per i cittadini sarebbe notevole: dovrebbero corrispondere al comune soltanto un contributo minimo.
Fattoria didattica e ambulatorio. La fattoria didattica, nata a inizio 2018, ospita lavoratori riacesi e stranieri, che insieme allevano galline, conigli, oche, e coltivano i prodotti della terra con metodi equi e sostenibili. C’è anche un ambulatorio medico dove due specialisti (un pediatra e un ginecologo) visitano gratuitamente tutti gli abitanti del paese.
L’asilo multietnico. Finanziato dalla Regione Calabria nel 2017, ospita 30 bambini, tutti di diversa nazionalità. Attualmente vi sono impiegati 14 operatori e non è raro assistere a scene in cui bambini di diversi Paesi e culture giocano insieme senza barriere: così, i piccoli vengono educati sin dalla prima infanzia alla tolleranza e al rispetto della diversità.
Il frantoio. Un vecchio frantoio con antiche macine in pietra destinato alla produzione di olio extravergine di oliva è stato ristrutturato e dotato di attrezzature moderne.
Ristoranti e botteghe. Grazie al contributo dei migranti, a Riace sono nate officine di ceramica, di tessitura con telai manuali e filatura manuale della lana e della fibra di ginestra; laboratori per la preparazione di conserve alimentari (in particolare confetture di arance e mandarini con metodi artigianali), lavorazione del latte di pecora e di capra, del pane a lievitazione acida e del cioccolato. Queste attività hanno permesso di recuperare antichi mestieri e tradizioni ormai caduti in disuso e di creare nuove opportunità occupazionali per tutti i residenti. Degna di nota, poi, è la taverna “Donna Rosa”, che propone cucina etnica e gastronomia tipica e dove diverse persone sono impiegate grazie alle borse lavoro.
La raccolta differenziata. La vera particolarità di Riace è forse proprio la raccolta differenziata dei rifiuti, un unicum che non ha eguali in tutta Italia: ogni giorno, infatti, due operatori ecologici passano con i carretti trainati dagli asini per le strade della città a ritirare i sacchetti dell’immondizia porta a porta, recuperando così un antico mezzo di trasporto.
L’albergo diffuso. Con un mutuo di 51 mila euro erogato da Banca Etica è stato possibile ristrutturare case chiuse da 40 anni, di proprietà di emigranti mai più tornati. Con il loro consenso, sono stati rimessi a posto infissi e impianti e sono stati creati oltre 100 posti letto per ospitare turisti solidali da tutto il mondo, desiderosi di partecipare alla gestione dell’accoglienza.