È su questa prospettiva, che traduce del resto oltre un secolo di esperienza, di obiettivi e di risultati imprenditoriali e familiari che la Masseria FORNARA, guidata oggi dalla sesta generazione dei PERCIACCANTE ha deciso di fare della lentezza dei tempi di produzione e di lavorazione la chiave di lettura della propria strategia di posizionamento commerciale nel settore del riso ma anche e soprattutto della propria interpretazione di responsabilità sociale d’impresa per il territorio.
IL CHICCO DEL RISO DELLA PIANA DI SIBARI È INFATTI MENO BIANCO PERCHÉ (MENO LAVORATO) PIÙ INTEGRO DI QUELLI TRADIZIONALI.
E la sua qualità e bontà riconosciute e premiate su scala nazionale non sono dovute soltanto al pur singolare e prezioso contesto climatico ed al fatto che i terreni in Calabria sono più ricchi di argilla rispetto al pavese o al vercellese (il che impone di fare tutto in sommersione), ma anche e soprattutto ad un’attenta lavorazione (essiccazione orizzontale e spigolatura poco intensa) che è di fatto molto più lenta di quella standard.
Una precisa scelta aziendale e culturale, improntata alla qualità del prodotto, ispirata alla difesa dell’identità dei territori e protesa alla sensibilizzazione ed alla ricerca di un consumatore slow, che non ha fretta e che è sempre più responsabile e consapevole.
AUTONOMIA. LENTEZZA. MEDITERRANEO. MISURA.
Rappresentano – continuano Eugenio, Elio e Matteo PERCIACCANTE, trentenni interpreti di un salvifico ritorno manageriale alla terra – le dimensioni spirituali sulle quali può essere degnamente vissuta e stimolata quella resilienza attiva, capace di suggerire un’altra lettura dei territori e delle imprese meridionali, pensando la modernità alla luce del Sud. E non viceversa. Non ritornando al passato ma arricchendo il futuro.
Per un Mezzogiorno – prendendo a prestito le parole di Franco CASSANO, Sociologo del Pensiero Meridiano – che ha in sé la sua completezza e che non deve essere considerato come un non-ancora nord. Un Sud che non costituisce uno stadio imperfetto ed incompiuto dello sviluppo, ma un altro sguardo, che mira a custodire un’autonomia rispetto al mondo sviluppato.