Kindness, la “gentilezza” di Olivia Pendergast alla DiffèrArt di Cosenza

Tra gli appuntamenti dell’estate cosentina, ce n’è uno assolutamente da non perdere per gli amanti dell’arte: la mostra con le tele dell’artista americana Olivia Mae Pendergast, per la prima volta in Europa, dal titolo Kindness. L’evidenza invisibile, curata da Daniele Garritano e visitabile fino al prossimo 21 luglio presso gli spazi espositivi della galleria DiffèrArt di via Adua, a Cosenza.

L’allestimento consta di 11 ritratti originali, realizzati appositamente per l’occasione dalla Pendergast, la quale dal 2016 vive e lavora stabilmente in Kenya. È qui che l’artista ha fatto esperienza della “gentilezza”, quell’empatia che lega i membri delle comunità africane gli uni agli altri, quello sguardo materno che filtra dai volti delle donne, ed anche degli uomini, protagonisti delle opere, quella tenerezza che è possibile cogliere soltanto attraverso la comprensione e l’ascolto, senza pregiudizi e deformazioni, e che rappresenta il vero scopo del ritrarre.

Olivia Pendergast ha aperto gli occhi e il cuore verso quel mondo sconosciuto, inizialmente con timore, spaventata – come lei stessa racconta in un’intervista – da «quelle persone avvolte nella grandezza dell’Africa», poi con trasporto e dolcezza; tra l’artista e i soggetti non ci sono barriere, solo un vicendevole bisogno di comunicazione pur tra lingue diverse, perché in questa comunione non serve parlare la stessa lingua.

L’artista tenta di accostarsi al dolore di quella gente con la sua stessa gentilezza, ma confessa: «Per quanto sia stata dura la vita per me, non posso arrivare al loro livello di determinazione e non posso fingere di capire neanche un momento della loro vita. Ma ho vissuto l’inimmaginabile dolore e gioia del parto naturale. (…) Ho sentito il cuore spezzarsi d’amore e di dolore, dolore indescrivibile. E ho sperimentato la privazione della dignità umana dello stupro, e quel sentimento di auto-colpevolizzazione che ti porti addosso. Guardo i loro occhi. Vedo una donna e una sorella. Dove la competizione era solita mentire, ora c’è l’empatia».

Le tele, sulle quali sono impressi i volti e i corpi di persone che la Pendergast ha realmente incontrato – il governante che beve il tè, la ragazza di nome Joyce che vuole avere un lavoro, ecc. – sono dominate da colori pastosi, in particolare il giallo, il rosso e il marrone, che richiamano la terra, il fango, i vestiti, le coperte, i paesaggi africani. Quelli che ormai sono anche “casa sua”. Perché, si legge in un articolo del Guardian, «anche se il piacere della gentilezza è rischioso, è una delle cose più appaganti che abbiamo».

A breve la presentazione del catalogo del curatore Daniele Garritano.

Per restare aggiornati: www.differart.it

Per saperne di più su Olivia Mae Pendergast: https://www.oliviapendergast.com/