Domenica 14 maggio, ore 9, siamo pronti a iniziare la nostra avventura con KalaCalabria per dirigerci verso San Floro (CZ).
Il programma prevede l’arrivo in tarda mattinata al Mulinum di Stefano Caccavari, con pranzo in loco e visita alla Cooperativa Nido di Seta nel primo pomeriggio.
Siamo partiti con uno zainetto in spalle, sicuri che sarebbe stata una bella gita domenicale. Il tempo era dalla nostra parte, una calda giornata di maggio e la compagnia variegata e di ogni età.
Non avremmo mai immaginato però, di tornare a casa, a tarda sera, con un carico di emozioni tali. Storditi da una valanga di sensazioni, informazioni, riflessioni… come se fossimo rientrati da un lungo viaggio in un Paese straniero!
Sì, perché non è stata una semplice visita alle due giovani ed eccellenti realtà calabresi, alle quali tra l’altro il nostro giornale ha dedicato già degli articoli, ma un viaggio esperienziale che ci ha permesso di “toccare con mano” e di “respirare” la rivoluzione culturale in atto che sta soffiando sulla nostra regione.
Arriviamo alle 12,00 al Mulinum. All’entrata troviamo un cartello che spiega com’è nato questo “sogno” grazie a Facebook e alla partecipazione dal basso. All’interno, siamo travolti dal profumo del pane e accolti dai giovani mugnai che ci offrono degli assaggi appena sfornati.
Dopo il breve ristoro, inizia la visita al mulino, la spiegazione su come viene macinato il grano e, ancora più coinvolgente, la dimostrazione di come i nostri antenati producevano farine del tutto integrali, ricche di fibre e salutari per il nostro organismo. Il Mulinum, per garantire la qualità del prodotto realizzato, dà molta importanza alla materia prima. Il grano infatti, è quello di Senatore Cappelli e Verna, tutto macinato a pietra naturale e biologico.
La nostra visita continua, dopo l’ottimo pranzo a base di pizza, con una bellissima passeggiata nei campi di grano, per terminare negli orti di famiglia, iniziativa sviluppata da Stefano Caccavari che, prendendo un piccolo affitto dalle famiglie, si occupa della cura dei campi.
“Gli orti sorgono in un terreno che doveva diventare discarica” – ci racconta la guida. “La gente del luogo ha combattuto e vinto la propria battaglia per opporsi a questa decisione, trasformando quel luogo in un “bene comune”, dove ogni famiglia ha il suo pezzetto di terra e può godere di prodotti assolutamente biologici e naturali per il proprio benessere”.
Lasciamo il Mulinum e ci diregiamo verso la Cooperativa Nido di Seta, a 10 minuti di macchina, con il bagagliaio ricolmo di pane profumato e farina.
Ad attenderci in piazza, nel paesino di San Floro, c’è uno dei tre soci della cooperativa: Miriam che ci dà il benvenuto con il suo splendido sorriso. Dopo una breve presentazione resa ancora più suggestiva dallo scenario, una terrazza affacciata su immense colline verdi, ci dirigiamo all’interno del Museo della Seta, alle nostre spalle. Dal ciclo di vita del baco fino alla lavorazione e realizzazione dei capi in seta e alla loro colorazione naturale, Miriam rende magico ogni passaggio, facendoci viaggiare nei segreti dell’arte antica e di quel “saper fare” di cui sono portatrici ormai pochissime anziane del Paese ancora in vita. Così, ci racconta di “Angeluzza”, la signora di 89 anni analfabeta, ma che è l’unica che sa preparare quell’intreccio così complesso che è l’ordito, e confessa: “sono laureata, ho studiato tanto e parlo tre lingue, ma ancora non capisco come fa Angeluzza a mettere insieme tutti quei fili, senza sapere né leggere né scrivere!”.
Usciamo dal museo entusiasti e ancora più curiosi di andare a vedere dal vivo i bachi, i bozzoli e le piante di gelso. Scendiamo così per la montagna, addentrandoci tra gli alti pini larici, fino a quando, superato il bosco, ci si apre davanti una vallata di gelsi. Siamo giunti alla sede della Cooperativa Nido di Seta. Qui ci aspetta anche Domenico, il Presidente della Cooperativa.
Durante il percorso, Miriam pensa ad alta voce: “camminiamo sull’oro, ogni pietra ha una storia in questa terra e la maggior parte delle persone non lo sa”. L’ascoltiamo tutti in silenzio, questa giovane donna carica di energia e amore per quello che fa.
Arriviamo all’interno della struttura, dove i bachi vengono tenuti a una certa temperatura ed umidità perché “non fanno parte della nostra fauna” – spiega Miriam.
Vengono sistemati su delle intelaiature in legno ed alimentati con fresche foglie di gelso. Su mazzi di frasche secche costruiscono il bozzolo da cui si ricava il filo di seta. Da un piccolo bozzolo, delle dimensioni di un ovetto di cioccolata, esce fuori un filo di un kilometro e mezzo! Quant’è grande la natura – pensiamo.
La nostra visita procede, dopo una dimostrazione del processo di trattura della seta, verso la vallata di gelsi, assaporando qualche frutto di questa preziosa pianta da cui Miriam e i suoi soci producono anche un’ottima marmellata.
Un piccolo angolo di paradiso dal quale ci dispiace andarcene, ma la giornata si sta concludendo ed è ora di rientrare.
Torniamo a casa pieni di emozioni, ma soprattutto carichi di ottimismo e speranza perché abbiamo testato con mano che una nuova Calabria sta nascendo da una ricetta esplosiva: cultura, amore e rispetto per le risorse del territorio, recupero delle tradizioni e passione!
Grazie KalaCalabria, alla prossima gita alla scoperta della nostra meravigliosa terra!