Il ritorno di Teresa Timpano e Scena Nuda al Festival di Spoleto ai microfoni di Yes Calabria

Foto di Teresa Timpano dal sito di Scena Nuda

Con un nuovo importante progetto, la compagnia teatrale reggina Scena Nuda di Teresa Timpano sarà impegnata fuori dai confini regionali: il 26 giugno sarà, infatti, e per la terza volta, al Festival di Spoleto con “Antonio e Cleopatra…o quel che ricordo”, con Filippo Gessi e Teresa Timpano in scena e la regia di Andrea Collavino.

“Un grande ritorno che è per noi motivo di grande felicità – racconta Teresa Timpano a Yes Calabria – perché il fatto di essere per la terza volta a Spoleto ci dice che c’è apprezzamento e condivisione, di quanto fatto, peraltro all’interno di una kermesse internazionale che vive da ben 64 anni e che mette insieme le realtà artistiche più importanti del mondo”.

Il confronto: per fare teatro un presupposto imprescindibile.

“Assolutamente, e adesso, con il ritorno al pubblico, questo confronto diventa anche tangibile. Ne avevamo davvero bisogno”.

Tanti progetti, per Scena Nuda, che diventa davvero internazionale. Ce ne parli?

“In tutti questi anni abbiamo costruito molto e adesso finalmente spicchiamo il volo, dalla Calabria alla realtà nazionale e internazionale. Insieme alle altre otto realtà artistiche finanziate dalla Regione il sogno di essere parte dei circuiti nazionali si sta avverando.

Da diversi mesi abbiamo costituito una Associazione temporanea di scopo con Sardegna Teatro, Teatro Sanità e Primavera dei Teatri. Con loro abbiamo iniziato un percorso di internazionalizzazione di “Scena Nuda”, altro punto sul quale ci stiamo spendendo. Il progetto Revolution, per internazionalizzare giovani under 35 di vari paesi europei e Mediterranei, ci vede coinvolti ed entusiasti.

Teresa Timpano in “Antonio e Cleopatra”.
Foto di Elisa Capocci

La Calabria del teatro si apre all’Europa ed esce dai confini e allo stesso tempo accoglie artisti di grandissimo rilievo, come Elisabetta Pozzi. Per di più con un testo che mette insieme il teatro classico e una ricerca scientifica condotta in Calabria sull’uguaglianza di genere. Entriamo nel dettaglio…

“Il progetto in atto con Elisabetta Pozzi lo abbiamo presentato al Fondo Unico Spettacolo del Ministero della Cultura e attendiamo l’esito della selezione. Ci speriamo moltissimo, perché adesso è il momento di fare del teatro calabrese il teatro nazionale. Lo spettacolo che porteremo in scena a Portigliola è peraltro frutto di una riscrittura dell’antico testo, grazie agli esiti di una indagine sulle disparità di genere nella nostra terra. Una grande ricerca scientifica affidata ad Arpa Firenze. È stato interessato un campione di persone sul tema e ne è scaturito un report corposo. Dal rapporto sono stati tratti spunti ed è stato riscritto il testo classico. Una operazione della quale andiamo fieri. I laboratori vedranno qui la presenza di otto formatori che arrivano da realtà importanti del Paese e gli artisti che verranno scelti per il coro nella commedia faranno un percorso formativo ulteriore. Una meravigliosa esperienza per chi ama il teatro. Il confronto, infine, tra una realtà regionale come la nostra e una personalità come quella di Elisabetta è quello che cercavo da anni: non mettere sul piedistallo un grande artista ma collaborare concretamente a un progetto, unendo risorse e saperi”.

Il festival di Scena Nuda e la pandemia. Cosa succede adesso?

“Speriamo a dicembre di ritornare anche con il nostro Festival Miti contemporanei. Luogo di scambio che ha bisogno del confronto e di quella ripartenza post pandemica che ci darà la possibilità di riprendere il nostro grande progetto immersivo, in contesti contaminati, quelli che amiamo di più”.

Cosa serve a Reggio Calabria e alla Calabria perché il teatro divenga davvero una realtà con nuove, ampie prospettive, dentro e fuori la regione?

“Serve stabilità: uno dei grandi miei obiettivi è quello di dirigere un teatro, un progetto che spero si avveri, qui. Deve nascere una struttura “stabile” che garantisca qualità, dialogo, continuità dei percorsi. Un luogo nel quale tutti i creativi possano lavorare in un processo di crescita e apertura”.