Giuseppe Pontoriero Luzzaro, l’uomo che guardava la Calabria dall’alto e la dipingeva con i colori dell’anima

L’avremmo voluto scoprire prima, per poterlo incontrare personalmente ed intervistarlo, il prof. Giuseppe Pontoriero Luzzaro di Spilinga (VV).

Un “personaggio” poliedrico per le tante passioni che ha coltivato con ingegno e meticolosità lungo l’arco della sua vita. Pioniere del volo ultraleggero, pittore e scultore, radioamatore. Queste sono state solo alcune delle sue specialità. Un uomo semplice e modesto, che ha lasciato molte tracce della sua esistenza.

Amava volare e lo faceva da oltre 40 anni fino a quel  fatale 13 agosto 2015 in cui si schiantò al suolo nei pressi di Capo Vaticano. È scomparso lo scorso 15 aprile, dopo venti mesi di coma. Al suo funerale il parroco ha detto “abbiamo perso un personaggio storico”. Sì, perché il professore era conosciuto e amato da tutti.

Sperimentava ogni cosa, il suo primo ultraleggero sembrava “una vasca da bagno con le ali” – raccontano gli amici. Qualche anno fa, aveva raggiunto un record mondiale con un esperimento sulle frequenze radio –  dice il nipote, Giuseppe Giannini.

Pregevoli anche le sue opere scultorie, molte delle quali si possono ammirare nelle chiese del suo paese.

Eccelleva in ogni sua passione e aveva sempre una finalità etica e sociale.  

Ha lasciato in eredità non solo beni materiali – sculture e quadri – ma insegnamenti di vita ed amore. I suoi ex allievi dell’Istituto d’Arte di Vibo Valentia lo ricordano per essere stato innanzitutto “un maestro di vita” prima ancora di un maestro d’arte.

Qualche anno fa aveva partecipato alla realizzazione di un documentario di Giuseppe Braghò, realizzato per conto della ZENIT FILM, dal titolo “Presenze Assenze”, sull’ Educazione ambientale, nel quale sono presenti le sue riprese aeree e che diffondeva nelle scuole della provincia per sensibilizzare i più giovani alla cura del territorio.

È stato anche volontario e Presidente del gruppo Protezione Civile Alicalabria.

Amava la campagna, la sua terra e la gente. Forse, proprio per quello sguardo privilegiato dall’alto riusciva a dare colore non solo alle sue tele, ma alla sua vita e a quella degli altri, senza soluzione di continuità!

Ringraziamo il nipote, Giuseppe Giannini, per averci segnalato la storia di questo “grande” calabrese.