Nel cuore dell’Arberia calabrese (denominazione dell’area geografica alla quale appartiene la minoranza etnico-linguistica albanese), Lungro (Ungra in lingua arbëreshë), in provincia di Cosenza, è sede dell’Eparchia bizantina di rito greco, che raccoglie sotto la sua giurisdizione tutte le comunità di lingua e cultura arbëreshë, che tutt’ora conservano il rito orientale.
Quando si parla di “Arberia” o di “albanesi d’Italia” ci si riferisce ai discendenti delle comunità albanesi insediatesi nel Mezzogiorno d’Italia tra la metà del XV e la metà del XVIII secolo, in seguito alla morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg ed alla progressiva assimilazione dell’Albania all’Impero Ottomano. Le gesta del condottiero e la vicenda dell’esodo rivivono ogni anno nelle cosiddette vallje, canti epici e danze popolari inscenate da uomini e donne che si tengono per mano o per mezzo di fazzoletti, tutti rigorosamente in abiti tradizionali.
In quanto sede della Chiesa cattolica italo-greca, sottoposta alla Santa Sede di Roma e appartenente alla regione ecclesiastica Calabria, l’Eparchia di Lungro fu eretta il 13 febbraio 1919 con la Bolla Catholici fidelis di Papa Benedetto XV ed è stata la prima Diocesi italiana di Rito Bizantino istituita dalla Santa Sede. Ad essa si è aggiunta, nel 1937, l’Eparchia di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo. In precedenza i cattolici italiani di Rito Bizantino erano soggetti all’ordinario di Rito Latino e dal 10 giugno 1732 le ordinazioni sacerdotali erano celebrate da un Vescovo titolare, appositamente nominato secondo la bolla Suprema disposizione di Papa Clemente XII.
Essa (nel 2009 contava 32.900 battezzati su 33.000 abitanti) comprende il comune di Lungro e ventinove parrocchie, di cui venticinque sparse in altrettanti comuni della provincia di Cosenza. Le rimanenti quattro si trovano in provincia di Potenza (San Costantino Albanese, San Paolo Albanese), in provincia di Pescara (Villa Badessa di Rosciano) e nella città di Lecce (Parrocchia di San Nicola Mira).
Nell’Eparchia di Lungro si trova uno dei due seminari basiliani di rito cattolico bizantino, l’altro si trova presso la già citata eparchia di Piana degli Albanesi. Per il liceo-ginnasio gli alunni sono accolti al seminario Benedetto XV di Grottaferrata e, per completare gli studi universitari, nel Pontificio Collegio greco di Roma.
La principale chiesa dell’Eparchia, che si trova proprio nel comune di Lungro, è la Cattedrale di San Nicola di Mira. Essa, così come si presenta nella veste attuale, fu iniziata a costruire nel 1721 (l’ultimazione dei lavori avvenne nel 1829), dopo che il terremoto del 1783 aveva distrutto quella preesistente, anch’essa dedicata a S. Nicola di Mira. La struttura a tre navate, con una grande abside e cupola centrale, fu realizzata «secondo i canoni dell’edilizia ecclesiastica post-tridentina, ed arricchita da decorazioni baroccheggianti». Degli elementi figurativi di cultura latina rimangono oggi solo quelli osservabili nel soffitto, dove, oltre agli ornamenti a motivi floreali, si possono ammirare cinque pitture attribuite a Luigi De Nicola e datate al 1829. A partire dal 1921, dopo l’erezione dell’Eparchia di Lungro, la Chiesa di S. Nicola di Mira fu elevata a Cattedrale, subendo profonde modifiche per essere adattata alle esigenze de l rito bizantino-greco. Fu così che la chiesa venne arricchita di mosaici, icone e affreschi in stile bizantino, in sostituzione di più antichi dipinti o affreschi.
L’iconostasi (struttura divisoria fra il presbiterio e le navate, tipica delle chiese di rito greco) è costituita da un’alta parete in legno sulla quale sono poste, secondo precisi canoni, le icone. Le sue porte sono tre: quella centrale, dalla quale possono accedere solo i ministri di culto durante le celebrazioni e le due laterali, poste simmetricamente sulla destra e sulla sinistra. Tra i numerosi mosaici che impreziosiscono la Cattedrale dell’Eparchia di Lungro merita una menzione quello raffigurante il Cristo Pantocrator, realizzato dal pittore e mosaicista albanese Josif Dro boniku, che copre l’intera superficie della cupola centrale, per circa 120 metri quadrati. Notevole è anche il mosaico del vasto catino dell’abside, sormontato dal mosaico della Platytèra (la Madonna) circondata dalle figure degli Arcangeli Gabriele e Michele, dal Re Davide e dal Profeta Isaia, e il mosaico della Cappella del Fonte Battesimale. Le navate laterali, già affrescate da K.Tsitlavidis pittore macedone, sono state recentemente arricchite delle tele degli artisti greci T. Charalambos e T. Gregorio di Salonicco, «eseguite nel rispetto dei canoni della tradizione bizantina: lungo la navata laterale sinistra, le sei tele rappresentano la vita di San Nicola di Mira, patrono di Lungro; lungo la navata laterale destra, sono presenti storie della vita di Gesù Cristo». Le tre porte in bronzo, di ingresso alla chiesa, con altorilievi sono state realizzate dallo scultore calabrese Talarico e raffigurano scene tratte dal Vangelo.
Come si legge nel sito istituzionale della diocesi, il rito greco costituisce ancora oggi «Uno degli aspetti tradizionali più gelosamente custoditi dagli albanesi in Italia», anche per le difficoltà che gli stessi hanno incontrato nei secoli per «conservare il loro essere Chiesa d’Oriente in Italia, patria della Chiesa d’Occidente». Una conquista che ora fa di queste realtà veri e propri ponti spirituali tra ciò che i secoli avevano diviso.