Bergamotto di Reggio Calabria e Unionberg O.P. Una storia di resilienza e successo

La storia del bergamotto è costellata di leggende e misteri.

Frutto esotico e carico di suggestioni, ha in sé tre anime che lo rendono unico: è un frutto, è uno scrigno di essenze e profumi, è un tesoro di bontà e salute.

Quando si parla del Bergamotto di Reggio Calabria, tuttavia, la leggenda lascia il passo alla storia.

Una storia vera, fatta di tenacia e persone in carne e ossa: una storia d’amore, resilienza e successo.

Tutto nasce da un “richiamo” naturale: questo frutto trova nella terra del Reggino il luogo di elezione per mettere radici.

Un richiamo cresciuto nel tempo, tanto da divenire legame, tra i produttori e questo prodotto unico, rendendo così possibile superare fasi storiche difficili e congiunture avverse.

Una passione visionaria, generatrice di una illuminata proiezione verso un futuro fatto di crescente qualità e riconoscibilità, per un prodotto – il Bergamotto di Reggio Calabria – che è un unicum da proteggere e valorizzare.

Questa storia è stata ben narrata nel documentario “Ritorno al futuro”, realizzato in collaborazione tra vari soggetti: IFRA (International Fragrance Association), Capua 1880 srl, Università Mediterranea di Reggio Calabria, Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria, Camera di Commercio di Reggio Calabria e i coltivatori di Bergamotto e le loro famiglie.

Ezio Pizzi, presidente di Unionberg O.P. ed erede di una tradizione raccolta con orgoglio, racconta: “Nessuno conosce le origini del bergamotto. E in questo Paese fu la mia bisnonna a impiantare, nel 1860, il primo agrumeto coltivato a bergamotto: un anno prima dell’unità d’Italia”.

“Il terreno – ricorda Pizzi –  ma soprattutto il microclima di questa zona, rendono l’olio essenziale di bergamotto di Calabria, contenuto nella parte esterna della sua buccia, di una qualità e di una consistenza non riscontrabile in nessuna altra parte del mondo”.

Una storia che, da Reggio Calabria, arriverà presto a conquistare il mondo.

“Intorno agli anni ’20 – continua – l’olio essenziale di bergamotto ricavato dai frutti della nostra azienda è diventato uno degli ingredienti principali e più importanti per la produzione dei migliori profumi circolanti all’epoca, sia in Italia che in Europa e fino in America. La mia famiglia ha costruito anche un complesso alberghiero. Nel periodo in cui mio padre assunse la gestione dell’azienda agricola, da un ettaro di terreno coltivato a bergamotto si riusciva a ricavare intorno ai 25.000 euro, al valore di oggi. Un flusso immenso di danaro, che ha creato ricchezza, economia, sviluppo, occupazione, in un luogo dove prima, purtroppo, vigevano difficoltà e malessere economico e sociale”.

 

Tutto il mondo stava cambiando: dalla crisi alla rinascita

“Era il momento della ricostruzione, era il momento in cui i giovani andavano via dal Sud per cercare lavoro al Nord: era il momento in cui tutti i giovani partivano con il treno che, allora, si chiamava la Freccia del Sud, con la valigia di cartone legata con lo spago, alla ricerca di un’occupazione, di un reddito. Mentre, qua da noi, restavano soltanto gli anziani”.

Inizia così l’excursus storico del professor Francesco Saverio Nesci, illuminato docente di Agraria recentemente scomparso, che con passione si è dedicato alla ricerca e ai suoi studenti presso l’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria.

“Nel giro di vent’anni – ricordava Nesci –  il prodotto interno lordo legato all’agricoltura passò dal 30 al 6 per cento: nel 1965 l’industria del bergamotto registrava quello che sarebbe stato un colpo fatale per l’intero settore”.
Ed ecco la data di nascita del Consorzio, la nuova via per il Bergamotto di Reggio Calabria: “Dal 1931 ha iniziato a operare un consorzio di agricoltori che vendevano a produttori ed esportatori: anche se alcuni potevano continuare a lavorare in forma autonoma – spiegava Nesci nel documentario presentato all’Università Mediterranea –  questo sistema aveva sì dei limiti, però permetteva di garantire la costanza della qualità e del prezzo, che erano particolarmente richieste dall’industria profumiera”. Finché sopraggiunse un secondo blackout: “L’intero sistema ebbe a registrare un duro colpo d’arresto quando, nel 1965, una sentenza dichiarò illegittimo il monopolio”.

 

Il bergamotto nel cuore

 

“Un disastro”. Esordisce così il produttore Marcello Foti, ricordando la crisi del 1969: “Abbiamo estirpato l’ultimo ettaro di bergamotto e abbiamo piantato vigneto. Basti pensare che, negli anni ’80, i due terzi di bergamotto sulla costa erano spariti, alcuni erano stati convertiti a limone, ma altri invece furono estirpati e i proprietari hanno iniziato altre attività. Ma il trauma maggiore fu per i nostri genitori, più che per noi, perché per una vita avevano vissuto con il bergamotto e si erano trovati davanti a una crisi per loro irreversibile. Ma si doveva sopravvivere: oltre ai vigneti abbiamo tenuto i cavalli e le capre, però il bergamotto era sempre nel nostro cuore”.

Quel frutto non poteva essere tradito: fu così che la produzione fu ripresa: “Nel 1976 – per il solo gusto di farlo – abbiamo impiantato un altro ettaro di bergamotto. Poi,  dopo la morte del padre di Ezio Pizzi, abbiamo iniziato a parlare di formare una organizzazione di produttori e abbiamo reimpiantato altri ettari di bergamotto”.

 

La rinascita, nel segno di Unionberg O.P.

Un atto di amore per questo frutto e per un intero territorio

 

“Mio padre – racconta il presidente di Unionberg O.P. Ezio Pizzi –  è morto il 27 gennaio del 1989: all’epoca io gestivo l’albergo di famiglia, ma facevo anche l’avvocato. Come Marcello, anche noi ancora avevamo alcuni ettari di bergamotto. Diciamo un po’ di più, per un fatto affettivo”.

“Quel giorno presi una decisione: un impegno vero e proprio. Non potevo stare lì a guardare, non potevo permettere che andasse perso tutto ciò per cui la mia famiglia aveva lottato e tutto quello che aveva realizzato; Non potevo permetterlo per tutta la società, in fondo, che aveva resistito per questo prodotto. Sentivo dentro di me che ciò che avevamo era prezioso: mio padre lo aveva definito “L’oro verde” e io ho percepito, dentro il mio cuore, che se avessimo lavorato insieme, se avessimo fatto squadra, se noi produttori trasformatori esportatori ce l’avessimo messa tutta, avremmo potuto riportare il prodotto all’età dell’oro”.

“Ci sono voluti più di cinque anni per costituire, prima, e per rendere operativa, dopo, l’organizzazione dei produttori chiamata Unionberg – racconta Pizzi con non poca emozione –  tra tantissime difficoltà incontrate e ostacoli frapposti, alla fine siamo riusciti a trovare un accordo con tre componenti della filiera e con 21 produttori: senza questo accordo probabilmente il bergamotto sarebbe scomparso dai mercati mondiali”.

“Quell’accordo – chiude Pizzi –  ha retto benissimo, al punto che, partendo da un giro d’affari di circa 250 mila euro relativo al primo anno, si è raggiunta la stabilità negli anni successivi con un fatturato odierno che ha raggiunto i circa 4 milioni: quella nuova situazione di stabilizzazione dei prezzi – che si registrava nel 2014 – sia sul mercato nazionale che su quello internazionale, ha creato i presupposti perché le banche finanziassero gli esportatori e i produttori del bergamotto e questo ha reso possibile, in linea con le esigenze della profumeria più qualificata, la ricerca scientifica tendente al miglioramento della qualità del prodotto”.

“Partirono in 19 – racconta il vicepresidente di Unionberg O.P., Giovanni Pizzi – mio zio insieme a Marcello e altri produttori. Oggi abbiamo raggiunto un numero di 380 produttori che fanno parte dell’organizzazione. C’è un accordo sul prezzo fissato per un arco temporale di dieci anni. Il nostro bergamotto è nelle componenti di più della metà di tutti i profumi femminili e in due terzi di quelli maschili prodotti nel mondo”.

Quelle distese verdi e gialle di bergamotto che costellano la costa reggina, il profumo che si diffonde nell’aria, il giallo solare dei frutti che ingentiliscono il paesaggio sono l’emblema di una storia di resilienza e passione.

Oggi il Bergamotto di Reggio Calabria è un marchio riconoscibile, una eccellenza, un brand unico e irripetibile perché la natura ha scelto questa terra e la tenacia dei produttori non ne ha tradito la vocazione.

“Che strano che la gente dica che non ci si può permettere di vivere attaccati al passato” – commentava Marcello Foti nel docu-film “Ritorno al futuro”.

“E invece io credo che è solo permettendo al passato di mostrarci il futuro che si può vivere davvero”, sono le parole del presidente Unionberg O.P. Ezio Pizzi.

 

Un frutto delizioso, benefico e sostenibile ambasciatore di salute e benessere

 

Il presente parla di un prodotto biologico, naturalmente sostenibile, delizioso e benefico.

Di un prodotto che non può mancare sulle tavole di chi tiene a una alimentazione sana e nella filiera di chi è orgoglioso di vendere solo i prodotti migliori.

Il bergamotto è il miglior ambasciatore della citta di Reggio Calabria, del Mediterraneo e della buona tavola, della salute e del benessere.

Di un pianeta da proteggere, prodotto rispettoso della natura e che la natura ha donato a questo lembo di paradiso chiamato Calabria per rendere felice chi, di questo oro verde, saprà far tesoro.

 

Per maggiori informazioni vedi anche la pagina Unionberg QUI

Per informazioni commerciali contatta:
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Via Rodino’, 11 – 89030 CONDOFURI (RC)
Presidente Avv. Pizzi 335 8322313
Resp. Commerciale 335 6410010
Email: info@unionberg.it

Sito web: www.ilfruttodellasalute.it

Credits: le foto sono tratte dal docufilm “Ritorno al futuro” (dettagli e autori sono esplicitati nell’articolo)

Spesa finanziata con l’aiuto dell’Unione Europea (art. 34 reg. UE 1308/13) – PO 2021