Gianni Sapone, il talento reggino dell’haute couture che crede nelle favole e ama regalare sogni alle donne!

“I sogni son desideri”. La canzone della Disney è un inno alla gioia non solo per i piccoli. Credere nei sogni è fondamentale anche per gli adulti, perché i sogni sono pieni di speranza e la speranza significa proprio “tendere verso una meta”.

foto gianni sapone

Sogno, magia e fate rappresentano la trama della storia professionale e umana del designer reggino Gianni Sapone e la fonte d’ispirazione delle sue creazioni intrise di fascino, raffinatezza e un tocco scenografico.

““If you can dream it, you can do it”, diceva Walt Disney. Lui ha realizzato un impero con un topo, io con un metro di tessuto”.Si presenta così il talento reggino, ribattezzato dalle riviste fashion il “Golden boy della new wave della moda italiana”, rivelando da subito il suo carisma, la sua grinta e tanta, tanta passione.

Una passione viscerale che è cresciuta con lui: da quando, da bambino, rimaneva nel laboratorio d’intimo di famiglia ad osservare come le zie tagliavano i tessuti, li imbastivano, li cucivano… “Mentre tutti i miei coetanei giocavano a pallone, io cucivo!” – ci rivela.Il suo amore per la moda è intrinsecamente legato alla vita in famiglia e soprattutto alle sue muse ispiratrici. Sarte di professione, le sue zie, l’hanno seguito, incoraggiato, spronato e oggi, pur non essendoci più fisicamente, animano il suo spirito e lo guidano nel suo lavoro. Tanto che a lui piace dire che “le sue creazioni sono protette dalle fate”. “Quando esco in passerella – ci confessa – ci sono sempre loro che diffondono un pizzico di magia”.

Essere signore, saper lavorare e avere rispetto per il prossimo. Sono i tre doni che mi hanno regalato le mie fate”.Gianni le ringrazia anche per avergli insegnato “a sentire il profumo del tessuto.  Ancora oggi, se non riesco a percepirne il profumo, non lo compro”. Perché un tessuto che non ha profumo, non ha identità, non ha spessore e quindi è senza futuro. Almeno nelle mani magiche dello stilista che, anche se non ama essere definito in questo modo, perché “ha ancora tanto da imparare”,  è un talento riconosciuto a livello internazionale (non solo veste persone dell’alta nobiltà, attrici come Serena Autieri, dive del cinema e dello spettacolo, ma  le sue creazioni sono amatissime dalle principesse arabe e le sue collezioni sono state sulla copertina di Ego Magazine Dubai, una famosa rivista degli Emirati Arabi).

Anche se Gianni parla con tanto entusiasmo da far sembrare tutto favolosamente semplice, la strada che ha dovuto percorrere è lunga e in salita. A diciotto anni arriva la prima scelta che comporta separarsi dai suoi affetti familiari: andare a Roma per frequentare l’Accademia di Costume e di Moda. E poi, darsi da fare per non gravare sulla famiglia. “Per pagare le bollette – ci rivela con assoluta semplicità – dopo l’Accademia e leesperienze di tirocinio, facevo il cameriere”.Gianni è pieno di fiducia e speranza e i suoi sacrifici vengono presto ricompensati: lavora come garzone presso la storica sartoria Annamode 68, quando arriva una magica telefonata. Gli offrono un posto come assistente dello scenografo costumista Danilo Donati.

È stata un’esperienza fondamentale per la mia carriera” – ci dice, ribadendo e sottolineando più volte che “l’importante è aprirsi alle esperienze con umiltà e tanta voglia di apprendere”. Donati gli rivela un mondo di cui Gianni s’innamora. E proprio la passione per il teatro, il cinema, le favole e i sogni lo guidano nella sua scelta: haute couture. “La moda facile non mi dà la magia dell’alta moda. L’emozione che si prova sentendo il rumore inconfondibile delle forbici che tagliano il tessuto, la sensazione incredibile di accarezzare le stoffe e sentirne e riconoscerne la diversa anima! Quando ho lavorato nelPrêt-à-porter i capi li disegnavamo, ma  venivano tagliati a materasso e noi li vedevamo finiti. Si perde del tutto l’artigianalità della creazione. Il bello dell’alta moda è quello di regalare un sogno. Quando scendi in passerella, devi riuscire a trasmettere la magia della moda e soprattutto regalare il sogno che l’alta moda è per tutti!”

Le mie fate – continua –mi hanno aiutato a realizzare il mio sogno. Adesso io voglio regalarlo a tutte le donne!

Oltre a Donati, chi considera suo Maestro?

SicuramenteFausto Sarli. Per me è stato un grande insegnante. Ho imparato tanto e soprattutto è stata una grande lezione di umiltà. Non mi vergogno a dire che il primo anno nel suo atelier ho raccolto spilli. Lui ne buttava sempre di più e io non demordevo e li raccoglievo tutti. Più ne buttava, più io ero lì pronto a raccoglierli. Dopo un anno ho cominciato a disegnare le sue collezioni insieme al designerRocco Palermo”.

Ha ricevuto molti premi. Ce n’è qualcuno cui è particolarmente affezionato?

Sicuramente ho gradito molto il premio che ho ricevuto circa tre anni fa in Campidoglio come “Couture dell’anno”. Non nascondo però che mi ha fatto altrettanto piacere il premio ricevuto a Reggio durante l’International Fashion Week, assegnatomi dalla Camera nazionale dei Giovani Fashion Designer come “Eccellenza del made in Italy””.

Guardando alla sua regione natale, la Calabria. Qual è il suo consiglio per i giovani calabresi che sognano di lavorare come fashion designer?

La Calabria ha sicuramente tanti giovani talentuosi che possono emergere nel mondo della moda. Purtroppo, però, al momento, devono andare via dalla loro terra per formarsi, perché non esiste ancora una scuola d’alta moda. Il mio consiglio comunqueè sempre uno: dedicarsi con umiltà a realizzare il proprio sogno. La moda è un lavoro, non può essere preso come uno sport! Ci vuole impegno, dedizione e tantissimo sacrificio. Essere stilista non significa realizzare un capo e farlo indossare a una modella. Significa riuscire ad avere competenze e abilità imprenditoriali tali da dare lavoro a numerose famiglie. Nella moda non ci s’improvvisa!Io ancora non mi definisco uno stilista. Ho ancora tanto da imparare”.

Se Reggio Calabria decidesse di investire nella cultura della moda e finalmente l’Accademia della moda divenisse una realtà anche nel nostro contesto, darebbe il suo contributo professionale?

Sicuramente. Credo che la mia storia potrebbe essere una bella testimonianza per i ragazzi che desiderano lavorare nella moda. Non è un settore facile, bisogna essere determinati e ovviamente professionali. Occorre però che Reggio ci creda e decida di creare una scuola altamente specializzata. I corsi regionali non consentono di avere una preparazione sufficiente. Senza sottovalutare la sfera emotiva: darsi anima e corpo a questo lavoro significa riuscire a emozionarsi di fronte a una propria creazione. È un rapporto empatico, fatto di passione e dedizione che richiede tantissimo tempo”.

Sacrificio, passione e magia sono il fil rouge della storia di Gianni Sapone che -strano il destino! – ha lo stesso nome di un grande stilista reggino, Gianni Versace. Quando glielo facciamo notare, ci dice subito che non vuole essere definito il suo erede perché “Gianni Versace è uno solo. Io non sono nulla rispetto a lui”, confessandoci la sua immensa stima per ilfashion designer scomparso, tra l’altro amico di famiglia.

Speriamo – è il nostro sogno, la nostra piccola favola – che la Calabria possa presto avere tanti stilisti e una scuola professionale all’avanguardia!