Un’opera (Voglino Editrice) tra memoir e saggio che attraversa i decenni dorati del pallone italiano e i grandi nodi della vita
Sessantatré anni, l’energia di chi ha calcato i campi professionistici per sette stagioni, Teodoro Lorenzo ha trovato nella scrittura il prolungamento naturale di una carriera che lo ha formato più di qualsiasi ateneo. “Il poco che so della vita l’ho imparato dal calcio”, confessa senza retorica l’ex calciatore torinese, che ha militato su campi importanti (giovanili nella Juventus, poi Alessandria).
La sua ultima fatica letteraria, “Rimpalli” (Voglino Editrice), trasforma il racconto sportivo in un viaggio nei grandi nodi (e snodi) della vita. Un “ibrido tra memoir e saggio” che attraversa i decenni dorati del pallone italiano, quando giganti come Anastasi, Pelè, Maradona e Sacchi scrivevano pagine indimenticabili di questo sport.
Di origini reggine (Lorenzo ha in più occasioni ricordato aneddoti, vacanze giovanili, gli anni dell’infanzia trascorsi in riva al mare di Reggio Calabria e la casa nella quale ha vissuto estati indimenticabili), l’autore lavora presso il Tribunale di Torino, dopo vent’anni di professione legale.
Il suo libro scava nell’infanzia e nell’adolescenza di un figlio di immigrati nella Torino degli anni Sessanta e Settanta quando, attorno alla Fiat Mirafiori, cresceva una generazione che avrebbe cambiato il volto della città.
“Possiamo definirlo anche un romanzo di formazione”, spiega, “ambientato in un contesto di migrazione e razzismo, quindi con risvolti sociologici”. La migrazione dal Sud Italia verso il triangolo industriale del Nord (Torino-Milano-Genova) era molto comune in quegli anni. Intere famiglie calabresi si trasferirono a Torino proprio per lavorare negli stabilimenti FIAT di Mirafiori.
Anni non facili, certamente, che Lorenzo sembra rievocare anche incidendo nelle prime pagine della sua opera “Rimpalli” un pensiero che potrebbe intendersi come un autentico “manifesto d’autore”: “Nel corso del tempo i paesaggi cambiano; di quel che era restano soltanto cartoline ricordo”.
Paesaggi anche interiori, quelli che scorrono davanti agli occhi di chi legge l’opera, attraverso una narrazione che si sviluppa su più livelli, come una creazione stratificata dove il calcio diventa il pretesto per parlare di amicizia, perdita, identità.
C’è il dolore per la scomparsa dell’amico del cuore, “il migliore tra noi, morto a 21 anni per un incidente d’auto”, ma c’è soprattutto la necessità di fare i conti con sé stesso: “La verità è più semplice: volevo stare ancora con mia madre, che non c’è più. Quello il nodo che volevo sciogliere”.
Lorenzo non ama definirsi scrittore – “scrittore è solo quello che lo fa per professione, quindi pochi, se non pochissimi” – preferisce chiamarsi “inquieto indagatore”. Per lui la scrittura non è passione ma necessità, “fatica e dolore” che affronta solo quando deve sciogliere qualche nodo interiore. Eppure, la sua produzione letteraria va ebn oltre l’occasionalità.
Un esempio, i trenta racconti sportivi da poco autopubblicati con il titolo “Le formiche rosse” e che vantano una particolarità: ogni storia è ambientata in una disciplina diversa, quasi delle “Olimpiadi letterarie”.
Tra le sue pagine si respira un’idea precisa della letteratura, influenzata dalla sua formazione autodidatta. “Non ho maestri, non ho esempi da imitare”, rivendica, “ho solo assecondato la mia natura, forze che spingono dall’interno”. La sua piramide letteraria ha al vertice tre opere firmate da altrettanti Levi: “Il sistema periodico”, “Cristo si è fermato ad Eboli” e “Lessico famigliare” – quest’ultimo di Natalia Ginzburg, “anche lei una Levi, Ginzburg è il nome del marito”.
Una ricerca che non si ferma, quella di Lorenzo. Ha già completato un saggio intitolato “Il bacio di Ligea”, dedicato ai più importanti scrittori di mare italiani e stranieri, attualmente all’esame di alcuni editori. “Ho voluto affrontare la sfida della scrittura di un saggio”, spiega con la stessa determinazione che doveva animarlo quando scendeva in campo.
Una strada intrapresa perché scrittura e lettura sono per l’autore “il nutrimento […] necessario per vivere, crescere e diventare una persona migliore”.
Ex atleta professionista, operatore del diritto, scrittore per profondo bisogno interiore – con i suoi libri Teodoro Lorenzo continua a rispondere a quella spinta essenziale, intessendo pagine che evocano il profumo dell’erba di un campo da calcio e il sapore di una vita narrata con passione, rigore e integrità.