L’Alvaro giornalista e critico in Cose di Francia

cose_di_francia_jpgTra tutti gli scrittori e intellettuali calabresi, di certo il più cosmopolita e noto a livello europeo non può che dirsi Corrado Alvaro. Lo scrittore di San Luca, giornalista e critico, ha viaggiato e soggiornato a lungo in diversi paesi stranieri, Russia, Germania, ma soprattutto in Francia. È proprio alla cultura d’Oltralpe ha dedicato non solo i suoi più profondi studi, ma anche numerosi scritti, cronache, recensioni, traduzioni, nella sua lunga esperienza di corrispondente da Parigiper quotidiani e riviste.

L’Alvaro critico ­ letterario, teatrale, artistico, cinematografico –si palesa in tutta la sua profondità nel libro Cose di Francia, a cura della studiosa Anne Christine Faitrop-Porta, pubblicato da Città del Sole Edizioni. Una raccolta dei suoi articoli più significativi, pubblicati tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, quando era collaboratore per “Il Mondo”, “Il Risorgimento”, “La stampa”, “Il popolo di Roma” e di diverse riviste francesi. Recensioni puntuali e ritratti penetranti, riflessioni argomentate sulla cultura dell’Ottocento, di cui il calabrese dimostra di essere fine conoscitore, e lampi sulla società e la cultura in rapida mutazione nella prima metà del Novecento.

Tra gli scritti degli anni Venti, che risalgano al suo primo soggiorno a Parigi, centrali sono letture coltivate tramite il padre nella sua prima giovinezza calabrese e poi grazie al suo istitutore francese nel collegio in cui completa la sua istruzione. Alvaro si muove agevolmente tra i grandi, Hugo, Balzac, Montaigne, Pascal, France etc., ma anche tra diversi autori meno conosciuti; dei primi è anche traduttore – probabilmente, ci dice la curatrice, è il primo a tradurre Proust in Italia e nel testo è riportato proprio il brano “La morte di Bergotte” tratto da La prisonnière – e firma anche diverse introduzioni ai capolavori della letteratura francese, anche queste contenute nel testo, L’uomo che ride, I Miserabili di Hugo, i Pamphlets di Courier. Se l’ammirazione per la cultura francese è palese, egli è conquistato dalla sua “clarté”, ossia la sobrietà, la misura, la ragione, da essa non dimostra di esserne sopraffatto, mantenendo intatto il suo spirito critico, l’indipendenza e la lucidità di giudizio. Inevitabile il confronto con l’Italia, dove in piena epoca fascista si rischia la chiusura e il soffocamento culturale, «… la cultura, per non parlare della società, non respira se non ha scambi con l’estero», afferma.

Lo stile di Alvaro rivela la sua grandezza, secondo la curatrice, proprio nella misura breve del racconto, così come della recensione, intensamente acuto e illuminante. L’utilissima introduzione della studiosa francese sottolinea questo aspetto più volte, e si conclude così: «Viaggio come le liriche, è la critica, labirinto, come il primo romanzo, è l’opera letteraria e artistica, e Alvaro non guida ma accompagna il lettore verso l’essenziale, fino alla soglia del mistero della creazione».

Il volume è stato presentato nei mesi scorsi  a Firenze presso il Gabinetto scientifico-letterario G.P.Vieusseux, in collaborazione con l’Istituto Francese di Firenze, e a Parigi, presso l’Istituto Italiano di Cultura, dove si è tenuta una tavola rotonda sullo scrittore calabrese.